Bilbolbul – festival internazionale di fumetto, Bologna 1-4 marzo 2012
Realtà cinematografica in costante crescita, Sacrebleu Productions si è fatta strada nel panorama europeo degli ultimi anni. Nata nel 1999, la casa di produzione francese punta su generi meno popolari come il cortometraggio e il cinema d’animazione di stampo fortemente autoriale.
Resistendo all’effluvio delle tecniche più recenti di cui l’industria si serve per ritrovare un nuovo effetto-spettacolo, Sacrebleu – messe da parte le immagini computerizzate e gli effetti 3D – insiste sul disegno a mano bidimensionale e apre le porte ad artisti di tutto il mondo, Italia e Giappone inclusi. A questa produzione, ugualmente sperimentale e non meno spettacolare di quella dei circuiti mainstream, Bilbolbul – il Festival internazionale di fumetto di Bologna, giunto alla sua VI edizione – dedica un omaggio a cura di Sergio Fant.
Punto d’incontro tra racconto illustrato e cinema d’animazione è Via Curiel 8, tratto dall’omonimo libro di Mara Cerri e animato con l’aiuto di Magda Guidi. Già miglior corto del Torino Filmfestival 2011, Via Curiel 8 è un viaggio attraverso i ricordi d’infanzia che riaffiorano dopo una sofferta separazione, evocata dal tratto ombreggiato del disegno. Il tema del ricordo è affrontanto anche dalla regista Svetlana Filippova in Là où meurent les chiens, prodotto nel 2011. Ma se in Via Curiel 8 i suoni sono essenziali e vanno di pari passo con i colori freddi dell’immagine, Filippova predilige il nero e gioca con l’effetto della sabbia che si illumina e viene distribuita sullo schermo, affidando alla musica di un pianoforte un ruolo principalmente emozionale.
Ma è forse in Nuvole, Mani di Simone Massi in cui viene raggiunta una sintesi ben calibrata di disegno, musica e parole. Abbandonata la classica narrazione, il regista accosta ai tratti graffianti dei pastelli ad olio su carta il contrasto dei colori caldi, in un susseguirsi di immagini evocative come ad esempio il movimento di due mani che sbucciano un’arancia. Facendo spiccare l’acceso colore del frutto su sfondo nero, Massi lascia allo spettatore la suggestione dell’odore di arancia sbucciata e, grazie a un cielo azzurro pieno di nuvole spazzate dal vento, rappresenta lo scorrere del tempo che lascia il segno. Fondendo tratto, colore, suono, movimento e parola, pur nella sua brevità, Nuvole, Mani è ricco di suggestioni poetiche capaci di restituire l’essenzialità della natura e del tempo.
Sacrebleu passa anche alle narrazioni più classiche, come nel caso di Moi e di Chienne d’Histoire. Moi, di Ines Sedan, è la storia di un ometto qualunque che nasconde dentro di sé una donna e abita in un mondo pieno di donne, identiche a quella che porta dentro, e pieno di ometti che, come lui, indossano una bombetta alla Magritte. Uscito dalla segretezza della sua stanza, invece di sceglierne una fra le tante tira fuori quella che porta dentro: è una danza di forme geometriche che riempiono lo schermo. Un grande quadro surrealista di farfalle in bianco e nero con al centro un baco nel corso della sua trasformazione. Chienne d’Histoire è invece un’esplosione di colori. La Costantinopoli di inizio secolo, dove è avvenuta la deportazione di cani che viene raccontata, è dipinta con acquarelli su fondo bianco, talvolta misti a un collage di foto d’epoca. Ogni disegno è un quadro d’epoca, con i colori caldi della città e l’azzurro del mare, la cui resa cromatica sul grande schermo è valsa a Serge Avédikian la Palma d’Oro a Cannes 2010.
Grazie alla qualità dei film, nella maggior parte dei casi in 35 mm, e alla sperimentazione dei registi (tra queste l’alternanza di 2D e 3D di Madagascar, Carnet de voyage di Bastien Dubois) Sacrebleu Productions riesce a portare in alto il corto d’animazione. Ultimo grande successo: The Great Rabbit di Atsushi Wada che, grazie a Bilbolbul, è alla sua prima italiana dopo aver vinto l’Orso d’Argento allo scorso Festival di Berlino.