Gli occhi della madre
Per un esordiente alla regia, affrontare determinate problematiche socio-culturali strettamente attinenti al proprio popolo e all’evoluzione storica del proprio Paese può assumere i connotati di un profondo atto di coraggio civile.
Il coraggio che ha avuto Kim Joong-hyun con Choked, salto nel vuoto generoso e asfissiante per attirare l’attenzione sulla situazione economica ed esistenziale della Corea (del Sud, di quella del Nord non è dato sapere) contemporanea. Choked – in gara al Busan International Film Festival e visto all’ultima Berlinale nella sezione “Forum”, alla presenza del giovane autore – è un ritratto malinconico e feroce sulla disintegrazione familiare, un grido di allarme hic et nunc sul destino delle generazioni prossime venture pressate da una abnorme ed incontrollabile crisi economica. I personaggi in scena si mordono reciprocamente la coda, scaricando il fardello delle colpe e delle responsabilità sulle spalle altrui: la madre Hee-su, sparita da casa da un anno per sfuggire ai suoi creditori; il di lei figlio Youn-ho, abbandonato a sé e costretto ad onorare i debiti della capofamiglia; la sprovveduta Seo-hee, che ha investito e perso tutti i suoi soldi a causa della donna. Con gran sorpresa – ma forse lo stupore è solo per il pubblico occidentale – quasi tutta la colpa ricade sulla madre, figura incerta e imbrigliata in uno schema piramidale più grande di lei. La mamma invece di proteggere la sua progenie abbandona il campo, nascondendosi dai suoi tentativi finanziari fallimentari. Inquadrando gli occhi infelici e confusi della genitrice Hee-su e quelli progressivamente sempre più disillusi e spenti del figlio Youn-ho, l’opera di Kim deride e ribalta la comune percezione della maternità. Eppure la provocazione non riguarda solo quella istituzione, quanto piuttosto un intero sistema corrotto e avvilente, che lentamente si svela dinnanzi a noi con estrema freddezza e disincanto. Regia e sceneggiatura prosciugano luci e dialoghi, alla ricerca di un iperrealismo congruo alla volontà di farci sentire tutti circondati, privi di speranze e “soffocati”. È una storia lontana da noi, dal nostro modo di “sentire” e vivere. Eppure ci assomiglia moltissimo. Gli scontri fra differenti stili di vita ci sono sempre stati, così come i conflitti generazionali. Ma quando l’ambivalenza del progresso elegge a proprio baluardo il Denaro sostituendolo a qualunque altro valore in campo (amore, affetti, famiglia), allora – sembra suggerirci il regista nell’ultimo sconsolante fotogramma – le regole del vivere comune smettono di esistere. E la guerra fra poveri merita di essere condotta anche per pochi spiccioli.
Choked [Gashi, Corea del Sud 2011] REGIA Kim Joong-hyun.
CAST Um Tae-goo, Park Se-jin, Kil Hae-yeon, Yoon Chae-young.
SCENEGGIATURA Kim Joong-hyun. FOTOGRAFIA Lee Jin-keun. MUSICHE Kim Mok-in.
Drammatico, durata 110 minuti.