La vita, di traverso
Alexander Payne torna alla regia dopo una pausa piuttosto lunga dal successo di Sideways e di A proposito di Schmidt.
Un’altra tragicommedia, che vede protagonista un George Clooney meno perfetto del solito. Rispetto al Giamatti di Sideways, o alla strepitosa Laura Dern di Citizen Ruth, o al bizzarro e inespressivissimo Nicholson di About Schimdt, non abbiamo davanti un fallito della società, ma al massimo un fallimento personale. Di certo è una tragedia ad iniziare la narrazione. Matt King è un avvocato di Honolulu, uno tra i discendenti di una famiglia di bianchi possidenti delle Hawaii, che si ritrova improvvisamente a dover gestire una situazione molto difficile: la moglie è in coma in seguito ad un incidente e nel frattempo la sua famiglia deve decidere la vendita di venticinquemila acri di terreno vergine di cui è erede.
Un punto di svolta, che prelude ad un cambiamento. Il cinema di Alexander Payne ha già raccontato storie di uomini o donne davanti ad un bivio. Laura Dern alias Ruth era una tossicodipendente che doveva decidere se abortire, Paul Giamatti alias Miles invece, era uno scrittore senza successo posto di fronte al bivio tra una vita coniugale ormai finita ed un possibile nuovo inizio, Jack Nicholson alias Warren era un uomo entrato in pensione alle soglie di una seconda esistenza.
George Clooney alias Matt scopre che la moglie ormai in stato vegetativo irreversibile lo tradiva. Il titolo in inglese (The Descendants) tratto dal libro omonimo di Kaui Hart Hemmings, si riferisce ai discendenti dell’ultima dinastia reale delle Hawaii, di cui Matt e la sua famiglia fanno parte, insieme ad una schiera infinita di cugini.
Matt, con l’aiuto della figlia maggiore Alex (Shailene Woodley) si mette alla disperata ricerca di colui che gli aveva rubato la moglie. In questo percorso, l’uomo corretto e fedele, e forse poco coraggioso, si trasforma grazie all’influenza dell’energia “adolescenziale” della figlia in un uomo dal carattere più forte. Matt scopre di non essere soltanto un “genitore di riserva”, conquista il suo rispetto prima negato e si batte perché la famiglia, che crede essere un arcipelago ( “un gruppo di persone che costituiscono un insieme, pur essendo separate”), rimanga assieme, aggrappandosi al nucleo originario. Clooney, come tutti gli uomini delle Hawaii, sempre vestito con camicia a fiori ed infradito, ci regala un personaggio pienamente tragicomico e fortemente autentico. Payne, ci regala un film non banale, che si interroga e mette in discussione “di traverso”, il momento in cui nella vita siamo costretti a fare delle scelte.