Copie di copie
In un futuro in cui non si invecchia più, per evitare la sovrappopolazione, la durata della vita è regolata da un orologio biologico che inizia un veloce conto alla rovescia raggiunti i 25 anni di età. Mentre pochi ricchi possono ricaricarlo, accumulando tanto tempo da godersi secoli di eterna giovinezza, il resto della popolazione è costretto a correre, combattere ed elemosinare minuti, giorno per giorno.
Poteva essere uno scenario suggestivo quello di un domani dove il denaro non esiste più, sostituito totalmente dal tempo, “l’unico vero capitale che un essere umano ha, e l’unico che non può permettersi di perdere”, come diceva il grande inventore e pioniere del cinema Thomas Alva Edison. Ma il regista neozelandese Andrew Niccol, alla quarta regia dopo Gattaca, S1m0ne e Lord of War, si limita a rimescolare gli ingredienti classici di tante distopie futuristiche perdendo un’altra occasione per sviluppare un’idea di partenza potenzialmente buona. Idea presa in prestito dal racconto «Pentiti arlecchino» di Harlan Ellison, ma importerebbe poco se la storia avesse una propria identità e un risvolto originale. Resta invece sospesa tra dramma orwelliano e involontaria commedia, e il contesto fantascientifico è sfruttato come porto franco per non pagare dazio alla verosimiglianza di una sceneggiatura, poco attenta ai dettagli per essere presa sul serio, poco divertente per risultare ironica. In linea con i film precedenti, Niccol appare indeciso sul registro stilistico da adottare ma, soprattutto, mette in scena soluzioni tanto scontate quanto sbrigative e semplicistiche: nel XXI secolo, basta, ad esempio, una stretta di mano per trasferire il tempo da una persona all’altra, cosa che scatenerebbe il delirio collettivo in una società dove metà della popolazione muore per strada. Eppure, la banda più temibile della città è un ristretto gruppo di bulli da liceo che il nostro eroe sconfigge in un “memorabile” braccio di ferro all’ultimo giro d’orologio. Justin Timbarlake, anche lui a metà tra Robin Hood e Clyde Borrow, fatica ad improvvisarsi l’eroe-liberatore avverso al Sistema, e a vederlo, a petto nudo fin dalla prima scena e innamorato della bella Amanda Seyfried (che con gli stessi occhioni passa da ricca figlia viziata a spericolata fuorilegge), si capisce subito che il blockbuster mira dritto ad un pubblico molto giovane a cui spera di non dover dare troppe spiegazioni.
Per concludere con un altro celebre aforisma di Edison, è vero che “il valore di un’idea sta nel metterla in pratica”. In time si accontenta di essere una “copia di copie” di film già visti, pensando probabilmente – come dice più volte il protagonista – che “non è rubare se è già stato rubato”.