Ciò che siamo, ciò che non vogliamo
Si gioca tutto sulla strada il tanto atteso risveglio del cinema italiano. Tra le autostrade semideserte e le arterie secondarie di un’Italia inedita, abbacinata e austera -a tratti inospitale- quasi irreale. Un’Italia diversa, un “altrove” ancora troppo poco raccontato dal cinema dell’ ultimo decennio.
Alberto (Vinicio Marchioni) è un piccolo imprenditore ligure la cui azienda rischia il fallimento. Per proteggere famiglia e impresa, all’insaputa di sua moglie Laura (Donatella Finocchiaro), si compromette con la malavita, facendo da corriere per la ‘ndrangheta. Tuttavia un gruppo di malviventi interessato ad intercettare il carico a lui assegnato, irrompe in casa poco prima della sua partenza, prendendo come ostaggio i familiari. Stravolti i consueti piani di ritiro e di consegna, Alberto cercherà disperatamente di assicurare l’incolumità ai suoi cari: tuttavia, sulla strada di casa, scoprirà l’esistenza di un secondo corriere, Sergio (Daniele Liotti), imprevisto che lo spingerà a decisioni estreme.
Opera prima di Emiliano Corapi -premiata al Bergamo film Meeting, Maremetraggio di Trieste, Montone ed Annecy 2011-, Sulla strada di casa è un noir on the road che coniuga con stile dinamiche di genere e crudo realismo, affrontando in maniera onesta lo spaesamento sociale ed esistenziale dell’Italia ai tempi della crisi. Sul piano del racconto, la regia di Corapi tesse una dislocazione narrativa che bene calibra l’uso dei flashback e delle ellissi temporali, imprimendo alla claustrofobica fotografia di Raoul Torresi un forte senso di scollamento, crepa che spalanca le profondità di un abisso rimosso -se non per rare eccezioni – da dieci anni di cinema indolente e incolore. Vuoto in cui precipita Alberto, uomo senza qualità, ordinario e anonimo, a tratti vile, e al quale non si sottrae neppure Sergio, suo doppio ideale: entrambi stretti in una corsa contro il tempo che attraverserà l’Italia dei non luoghi, dalla Liguria alla Calabria, e che si consumerà con il cuore in gola, fino all’ultimo respiro.
Sui volti smarriti e disperati di Marchioni e Liotti – 80 intensissimi minuti in cui sono davvero riuscite le loro interpretazioni, ma lo stesso vale per quelle femminili- e nelle asperità di una natura lucida ed imperturbabile, scorgiamo il patrimonio genetico di un paese rimasto fin’ora ai margini del racconto nazionale, che tuttavia comincia ad avere bisogno di scoprirsi per quello che realmente è.
Film decentrato – rispetto alla centralissima, perchè profondamente romana, vicenda narrata da Sollima in ACAB – girato nel 2009 in sole sei settimane e con un budget modesto, Sulla strada di casa è un film inquieto e duro che – facendo il paio con L’industriale di Montaldo – ci racconta con passione l’Italia “vera” degli anni Duemila, quella impressa sul volto martoriato e livido di Daniele Liotti. Ricordandoci che tutto può e deve cambiare, anche in Italia.