La lunga strada verso l’uguaglianza
Ci sono film di fronte ai quali è piacevole sospendere per un attimo il proprio implacabile giudizio critico per godersi semplicemente lo spettacolo, emozionandosi.
È il caso di The Help, negli Usa vero e proprio fenomeno prima letterario, grazie al romanzo omonimo di Kathryn Stockett, e ora cinematografico, che racconta la difficile vita costellata di ingiustizie e razzismo delle domestiche nere nel Mississippi dei primi anni 60. A raccogliere le testimonianze di queste donne che per anni hanno pulito le case e cresciuto i figli di famiglie bianche benestanti, senza aver diritto nemmeno ad usare il loro stesso bagno, è Skeeter, giovane aspirante scrittrice, indipendente, colta, idealista, lontana anni luce dalle sue coetanee, sciocche bamboline, viziate e anaffettive, dalla testa vuota e gonfia di lacca. Indubbiamente il film scritto e diretto da Tate Taylor, amico d’infanzia della Stockett, procede su binari narrativi e stilistici prevedibili e piuttosto rassicuranti ma d’altra parte aspettarsi toni crudi e spietati da un film prodotto dalla Disney e tratto da un romanzo di letteratura rosa sarebbe quanto meno sbagliato e frustrante. Meglio quindi lasciarsi andare a una storia che riesce ad alternare sapientemente momenti di gustoso divertimento ad altri di commozione sincera, anche se in qualche occasione estorta in maniera ricattatoria, bisogna ammetterlo (si vedano in particolare i flashback su Constantine, la domestica che ha cresciuto Sketeer, interpretata da Cicely Tyson, protagonista della celebre miniserie tv Radici). Emozioni rese credibili e tangibili soprattutto per merito di un cast femminile unico e memorabile che unisce i migliori talenti di diverse generazioni. Difficile rimanere impassibili di fronte al coraggio di Viola Davis, la schiettezza sfrontata di Emma Stone, l’algida perfidia di Bryce Dallas Howard, il sarcasmo svagato e sbadato di Sissy Spacek (la presenza dell’attrice rappresenta solo uno dei tanti punti di contatto tra The Help e La lunga strada verso casa) e i sensi di colpa soffocati di Allison Janney. Ma il vero “miracolo” attoriale lo compiono la combattiva Octavia Spencer, giustamente premiata con il Golden Globe, e Jessica Chastain, insuperabile nel dare vita a un personaggio adorabilmente candido, svampito e al tempo stesso ricco di lancinante fragilità e disarmante umanità. Sicuramente in un periodo in cui il politicamente scorretto sembra essere di moda un simile film potrà risultare eccessivamente “vecchia maniera” e buonista, eppure rivedere una storia su un tema e un’epoca che per alcuni appare erroneamente lontana, scontata e superata apre interessanti paralleli con la nostra realtà quotidiana. Se poi si riesce a ridere e piangere di gusto come in questo caso, ancora meglio. Possibilmente mettendo il silenziatore al piccolo critico pedante, cinico e pignolo che è in noi.