Ciambelle all’hashish
È indubbio che il cinema di Nadine Labaki, nonostante sia composto al momento di due sole opere, goda già di una forte riconoscibilità visiva e tematica. La regista libanese punta la cinepresa sulle donne, su di un universo corale apparentemente leggero e invece portatore di rinnovamento, condivisione e responsabilità.
Le donne prendono in mano il Destino per sconfiggere il conflitto, di qualunque natura esso sia. E ora dove andiamo? inizia con una poesia letta da voce fuori campo, e con una processione funebre a ritmo di danza. Quello che si schiude davanti ai nostri occhi è come la ripresa di qualcosa che già conosciamo e che in fondo in fondo ci mancava; un mondo delicato, impertinente e malizioso, che avevamo imparato a conoscere grazie a Caramel. Labaki immagina un villaggio cinto d’assedio da mine antiuomo inesplose, e una convivenza forzata tra esseri umani che professano religiosità diverse: cristiani contro musulmani, con tutto ciò che ne consegue. Il discorso, più che sulla libertà d’espressione, verte sui concetti di morte e di fede: non esiste una morte “giusta” – tantopiù se condotta in nome di un culto – così come non esiste una religione corretta e una sbagliata. Per veicolare i suoi messaggi e renderli credibili, la messinscena rimbalza energicamente tra molteplici registri. Ci sono gli eventi tragici immediatamente spenti dall’alleggerimento comico; ci sono le digressioni musicali, vissute come trasfigurazioni fantastiche ma legate alla coerenza del film; ci sono lo humour, l’impegno, l’erotismo e la superstizione. C’è tutta la poetica di un’idea di cinema colorato, suadente, chiassoso e intenso, che nelle sue caratteristiche peculiari trova i germi dei suoi piccoli handicap e difetti. Ad E ora dove andiamo? manca un’unità narrativa, perché gravità ed eccentricità si alternano troppo freneticamente senza darsi il tempo di sedimentarsi ed espandersi. Ed è per questo che, dopo un’ora e 30 di narrazione, il turning point delle ciambelle all’hashish (di cui non diremo altro considerando l’altissimo rischio spoiler) arriva allo spettatore fin troppo alleggerito, come un elemento estraneo e farsesco che semplifica la complessità degli elementi gettati in campo fino a quel momento. La pellicola trasuda una potente volontà di costruzione e comunicazione, Nadine Labaki sa perfettamente cosa vuole. La sua è una visione del mondo e di Arte cinematografica che insegna a guardare al di là della semplice osservazione, muovendosi lungo i bordi della quotidianità e camminando sul filo di una sensibilità creativa fresca e vitale. Ma da quel filo, quando manca ancora un po’ di esperienza, si rischia facilmente di cadere.
E ora dove andiamo? [Et maintenant, on va où?, Francia/Libano/Italia/Egitto 2011] REGIA Nadine Labaki.
CAST Nadine Labaki, Claude Baz Moussawbaa, Layla Hakim, Yvonne Maalouf.
SCENEGGIATURA Nadine Labaki, Jihad Hojeily, Rodney Al Haddad, Thomas Bidegain. FOTOGRAFIA Christophe Offenstein. MUSICHE Khaled Mouzanar.
Commedia/Drammatico, durata 110 minuti.