Un Dexter di troppo
Forse era meglio chiudere alla quinta stagione, magari con un altro finale, meno accomodante. O sviluppare basi narrative che rendessero l’attesa di una sesta stagione più sentita e desiderata. Chissà.
Unica certezza, una sensazione di terrore, simile al pizzicore che percepisce l’Uomo Ragno quando è in pericolo, che tutto sia andato in vacca, che anche una grande serie come Dexter si sia piegata alle leggi del marketing. È purtroppo con questa sensazione che, da fan di lunga data della serie, ci si avvicina alla sesta stagione di Dexter, da poco terminata negli Stati Uniti e a breve su Fox Crime. Dexter, alla tenera età di tre anni, ha assistito al brutale omicidio della madre, e da allora è ossessionato dal desiderio di uccidere. Il padre adottivo, agente di polizia, durante l’adolescenza gli insegna a convivere con questo peso, sfogando la sua rabbia omicida verso un unico bersaglio, gli assassini impuniti dalla legge, senza farsi arrestare. Diventato ematologo della polizia di Miami, Dexter passa il suo tempo libero a braccare e uccidere assassini e serial killer, costantemente alla ricerca di qualcosa che possa placare i propri istinti, come un fratello (che però è più psicopatico di lui), un amico (che impazzisce), una famiglia (trucidata), un’amante (che lo molla all’improvviso). Rimane un’ancora di salvezza finora mai presa in considerazione: la religione, tema portante di questa sesta stagione. I nostri sensi di ragno pizzicano ancora, soprattutto dopo aver visto la locandina della stagione, con un Dexter a mani giunte in preghiera su un muro dove schizzi di sangue disegnano, alle sue spalle, due ali angeliche. Un po’ pacchiano, ad essere sinceri. In questa stagione, Dexter incontra Padre Sam, assassino redento dalla Parola del Signore. Dapprima crede sia tutto un bluff, ma frequentandolo Dexter capisce che forse la Fede può aiutare anche lui. Contemporaneamente, due fanatici religiosi disseminano Miami di cadaveri con simboli presi dal Libro dell’Apocalisse: due nuovi bersagli per Dexter, con cui confrontarsi e, magari, da cui imparare qualcosa per ammansire il suo istinto omicida. Nonostante l’inizio promettente, seppur senza troppa originalità rispetto agli schemi standard della serie, la sesta di Dexter crolla puntata dopo puntata proprio su uno dei suoi punti forti, il cattivone di turno. Il ricordo di Trinity Killer e Jordan Chase, serial killer della quarta e quinta stagione, personaggi dalla psicologia finemente delineata, realmente terrificanti e dannatamente carismatici, fa impallidire questi due nuovi assassini, stereotipati nelle loro ossessioni religiose e nel loro simbolismo spicciolo e ben lontani dal rappresentare un discorso sulla banalità del Male, se era questo l’intento degli sceneggiatori. Nel mezzo di tutto, ricompaiono vecchi personaggi – come il fratello di Dexter e il figlio di Trinity – giustificati dal fatto che Dexter è in crisi di coscienza, e ricerca nel passato una sua via futura: ottima copertura per quello che puzza di mega riassunto, di super spiegone, che alimenta il terrore iniziale di misera produzione lucrativa, ma che fa sperare nella conclusione definitiva al termine della stagione. Fine che purtroppo non arriva, anzi la serie viene rilanciata nel modo peggiore possibile, con un finale palesemente artificioso, banalmente choccante, che concretizza definitivamente tutti i nostri timori e dà una risposta categorica alla domanda iniziale, “Era meglio chiudere alla quinta stagione?” Sì. Ma Dexter è sempre Dexter. Una serie contrassegnata dall’elevata qualità narrativa, registica e attoriale. Anche questa sesta stagione, con tutti i suoi problemi e difetti, ha comunque del fascino e qualche asso nella manica. Non mancano puntate memorabili come la terza, “Smokey and the Bandit”, dove Dexter si confronta con un vecchio killer, suo idolo di gioventù, e certe scene (la scoperta del secondo cadavere dei killer religiosi, fatto a pezzi e ricostruito su quattro manichini messi a cavallo lasciati poi trottare per le vie di Miami) e situazioni (i rari dialoghi tra Dexter e l’ambiguo assistente di Masuka), riportano la serie ai fasti del passato. Certo il senso di delusione è forte, ma rimane un minimo di interesse (e di speranza) per la prossima stagione: che sia l’ultima, e che si chiuda in gloria. Una volta per tutte.
Dexter [id., USA 2006] IDEATORI James Manos Jr.
CAST Michael C. Hall, Jennifer Carpenter, David Zayas, Colin Hanks, Lauren Luna Vélez, Desmond Harrington, C.S. Lee, James Remar.
Drammatico/Poliziesco/Thriller, durata 50 minuti (episodio), stagione 6.