mostra antologica della carriera di Milo Manara
“Caro Milo, mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sul tuo lavoro e su di te. Come si fa? Da dove cominciare?” Se lo chiedeva persino Hugo Pratt. Lui che di Milo era mentore e maestro, che gli aveva instillato l’amore per il disegno a strisce e, per lui, aveva scritto Tutto ricominciò con un’estate indiana. Prima Milo guardava a Moebius. Dopo l’incontro con Pratt, aveva affinato stile e personalità per diventare, semplicemente, Manara.
Dopo quarant’anni di onorata carriera, Siena omaggia il maestro del fumetto erotico con Le stanze del desiderio: oltre 300 opere finalmente in mostra al Complesso museale di Santa Maria della Scala. Dal 1 ottobre 2011 al 9 aprile 2012 le incantevoli sirene di Manara ammiccano voluttuose da tavole e manifesti, occhi socchiusi e bocche spalancate, tra torsioni feline e languidi abbandoni.
Non una semplice esposizione ma un’esperienza multisensoriale concepita per soddisfare un coinvolgimento complice. Ai disegni e alle illustrazioni dai tratti inconfondibili si aggiungono documenti di diversa natura: dalle installazioni video alle lettere personali, passando per commenti e testimonianze dei personaggi che hanno costellato l’ascesa di Manara- Fellini, Pazienza, Piovani e molti altri ancora. Un ricco carnet di contenuti gelosamente raccolti e lentamente disvelati, in un percorso teso ad evocare l’intimità di una fruizione privata.
Docce sonore individuali, celle esclusive e stretti corridoi, rivestiti di strisce celebri o inedite, per un’immersione profonda nel mondo dell’autore: dalle avventure di H.P. e Giuseppe Bergman, alter ego di Manara con il carisma di Alain Delon, a Lo scimmiotto sceneggiato da Silverio Pisu, da Il gioco, che gli procurò fama internazionale, a El Gaucho, nuovamente con Hugo Pratt- e poi, ancora, L’uomo di carta, Il profumo dell’invisibile, Tre ragazze nella rete, fino al bellissimo I Borgia, di Alejandro Jodorowsky, a Pandora di Vincenzo Cerami e al recente X-Men:Ragazze in fuga, su soggetto di Chris Claremont.
In bilico tra sogno e realismo, Manara ha illustrato innumerevoli storyboard e manifesti, senza tralasciare importanti collaborazioni nell’ambito del cinema: Almodovar, Besson, Altman e, soprattutto, Federico Fellini che in lui riconosceva il tratto ideale per trasporre la sensualità visionaria del proprio immaginario. Dal loro incontro nacque Viaggio a Tulum, pubblicato dalla rivista Corto Maltese nel 1989, con Vincenzo Mollica in veste di protagonista, accanto allo stesso regista e a Marcello Mastroianni. In seguito Fellini decise di affidare a Manara l’illustrazione del suo progetto accantonato, Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, personalissima sceneggiatura di un film che mai vide le sale. La prima parte della storia fu pubblicata dalla rivista Il Grifo nel 1992 ma, per un errore di stampa, vi comparve siglata con la parola “fine”. Per Fellini- già inquietato da altri contrattempi – fu un segnale di malauspicio sufficiente per abbandonare il progetto.
Non è l’unico rimpianto di Manara. Sotto la voce “Progetti perduti” figurano anche i disegni per un remake di Barbarella (Vadim, 1968)- prodotto da Dino De Laurentiis per la regia di Robert Rodriguez!- e di un fim di animazione, Itaca, dove il talento autoriale dilaga nelle curatissime ambientazioni, solitamente offuscate dall’appeal dirompente delle sue eroine. La figura femminile torna in compenso protagonista nella sezione “Il pittore e la modella”, sorprendente galleria di quadri- ispirati a celebri artisti nell’atto di ritrarre le proprie muse- realizzati con le stesse tecniche dei soggetti raffigurati. Le donne di Manara acquisiscono dunque l’autonomia di un brand. Perché è questo il tratto che le rende inimitabili: che si tratti di Claudia o di Miele, che sia bionda oppure bruna, ninfa inconsapevole o audace monella, la donna di Manara è sempre libera e irriducibile, innatamente indomita, naturalmente fiera. Tanto più fragile e esposta quanto più, ero(t)icamente, inafferrabile.