Sky Classics, mercoledì 4 gennaio 2012, ore 21.00
Trapassare con leggerezza
Prima di dirigere l’ottimo Reds, Warren Beatty esordisce alla regia (assieme a Buck Henry) con una commedia leggera e brillante, remake di L’inafferrabile signor Jordan, film del 1941 a sua volta tratto da una pièce teatrale di Harry Segall.
Ne Il paradiso può attendere al pugile dell’originale si sostituisce il quarterback Joe Pendleton, che si ritrova per errore alle soglie dell’aldilà proprio quando la sua brillante carriera lo stava portando a guidare gli L.A. Rems alla finale. Impossibilitato a riprendere possesso del proprio corpo, ormai cremato, Joe si ritrova momentaneamente in quello del milionario senza scrupoli Mr. Farnsworth, appena assassinato dalla moglie e dal suo amante; Joe si distinguerà in buone azioni, troverà l’amore, e concluderà infine la sua avventura tra la vita e la morte compiendo il suo destino sportivo. Il film è una fantasia sul compiersi ineluttabile del fato che non dice molto di nuovo sul tema del soprannaturale (soprattutto se pensiamo a Frank Capra o all’omonimo film di Lubitsch del 1943, che nulla ha a che fare con questo). La semplice freschezza della pellicola di Beatty sta nel tratteggio dei personaggi, nell’utilizzo riuscito di meccanismi ricorrenti, nella comicità delle situazioni. Warren Beatty ha la faccia giusta per essere un credibile “buono” avvenente ed energico, la cui dinamicità in contrasto con oggetti o spazi (il clarinetto, i corridoi della casa, il ripostiglio dove incontra Mr. Jordan/James Mason) fa scaturire il sorriso. La parte più divertente è dunque il consistente segmento ambientato a casa di Mr. Farnsworth, di cui non vediamo mai le sembianze (perché per noi Joe è come si vede e sente lui stesso, e cioè con lo stesso aspetto di prima) ma di cui esperiamo la vanità e l’antipatia attraverso rituali e reazioni degli abitanti della villa intorno a lui: i colpi di cannone per pranzo e cena, la collezione di abiti marinari senza aver mai messo piede su una barca, l’isteria alcolica della moglie Julia/Dyan Cannon, senza contare i molteplici tentativi di omicidio da parte della moglie stessa e del segretario Tony Abbott/Charles Grodin. A tutto ciò Joe risponde con ingenua bontà, da un lato arrivando a rendere Farnsworth un imprenditore giusto ed ecologista (complice l’avvenente battagliera Betty Logan/Julie Christie), dall’altro imparando che non bastano la ricchezza e la testardaggine per raggiungere i propri obiettivi. Il finale riporta tutto dove deve stare, non senza una punta di amarezza veicolata dalla figura dell’allenatore Max Corkle/Jack Warden, ribadendo che in un mondo dove si ritiene che la vita abbia un suo percorso già scritto, forse in fondo è meglio non sapere.
Il paradiso può attendere [Heaven Can Wait, USA 1978] REGIA Warren Beatty, Buck Henry.
CAST Warren Beatty, James Mason, Julie Christie, Jack Warden, Charles Grodin.
SCENEGGIATURA Warren Beatty, Elaine May (tratta dalla commedia teatrale Halfway to Heaven di Harry Segall). FOTOGRAFIA William A. Fraker. MUSICHE Dave Grusin.
Commedia, durata 101 minuti.