L’insostenibile leggerezza di questa emotività
“Mi dispiace tanto, ma non funzionerà. Io ti amo, lo so che tu mi ami ma andiamo verso la catastrofe, tu e io, se continuiamo. Impareremo a conoscere i nostri piccoli difetti, le nostre manie, finiremo per odiarci. Per di più siamo emotivi tutti e due.
Noi ci capiamo troppo bene, ci trascineremo verso il fondo, e io non voglio annegare, neanche con te. Meglio fermarsi adesso”. Così la bella Angélique/Isabelle Carré, ansiosa ed emotiva, apre il suo cuore e “dona”, mettendosi a nudo, le sue paure a Jean-René/Benoît Poelvoorde, suo datore di lavoro – asociale, incapace di entrare in contatto con gli altri – presso la “Fabrique de Chocolat”, descrivendo ciò che prova, ciò che sente, prevedendo ciò che avverrà. Lei una cioccolataia dalle mille doti, lui un principale freddo e autoritario, uniti dall’angoscia di vivere con se stessi e con il mondo. Due anime gemelle, ma l’unione può essere tanto intensa e profonda quanto catastrofica e dolorosa. Jean-Pierre Améris racconta la storia di due Emotivi anonimi, commedia franco-belga che esce nelle sale in un periodo complicato tra gatti con gli stivali, Natali da qualche parte e investigatori privati, con bellissimi compagni dagli occhi di ghiaccio. Améris però non teme nulla: ci conduce alla scoperta degli Emotivi anonimi, portando il suo occhio cinematografico nel bel mezzo delle sedute tra i “diversamente emotivi”. Per Angélique e Jean-René solo il cioccolato non fa paura, solo il fondente addolcisce gli animi e lenisce gli spiriti più fragili ed emotivamente immaturi; in quel cuore di dolcezza e cremosità baci, tocchi, mani che si sfiorano per la prima volta, si fondono e confondono con quella sottile verve francese che rende tutto elegante e delicato. Ma qualcosa non torna, se il tema è interessante, i protagonisti bravissimi, tutto rimane però in superficie, come dei buoni cioccolatini di cui si mangia solo la decorazione; non c’è traccia di tutto il dolore, lo smarrimento, l’insicurezza che troppa emotività può provocare. L’emotività, non rende anonimi, anzi rende tutto più vivo, intenso e “personale”; per chi conosce quella sensazione che ti stringe e ti contrae dentro non c’è ironia, non ci sono canti che possono lenire gli animi perduti, c’è solo tutto quel grumo di emozioni che ti brucia in corpo e che non ti permette di “sfidarti” con te stesso, con gli altri e con loro rapportarti. Se volete un film francese, che vi faccia compagnia senza chiedervi nulla, che non vi tocchi nel profondo, che non vi dia risposte, che vi lasci un buon sapore in bocca senza portare con sé il suo retrogusto amaro, Emotivi anonimi è il vostro “dono sotto l’albero”.