You are my destiny
Il piatto principale della nuova commedia made in France è l’emotività nelle sue forme più acute, con un contorno di cioccolato prelibato che tutti delizia e incanta; forse si esagera, rasentando l’asocialità e il malessere dell’anima, ma è proprio questa esasperazione del problema a far nascere simpatici pretesti comici.
Spiccano i protagonisti, un’abilissima cioccolataia talmente timida da costringersi a lavorare nell’anonimato e un introverso proprietario di una fabbrica di cioccolato, apparentemente burbero ma in realtà solo incapace di rapportarsi col mondo esterno, in modo esagerato con l’universo femminile. Su di loro Jean-Pierre Améris costruisce la propria visione di commedia molto personale e autobiografica, essendo stato lui stesso un ex emotivo anonimo. Purtroppo però il tentativo di inserire nella storia quella vena surreale che avrebbe garantito un lasciapassare sicuro per un posto nella collezione capeggiata da Il favoloso mondo di Amélie, è reso vano dall’insistenza di conformare i due protagonisti alla normalità delle persone che li circondano, lontane dal loro livello di fobia, strappandoli dal loro mondo alternativo e dolcissimo in quanto tale. Il cioccolato, afrodisiaco mezzo d’unione tra due cuori ancora titubanti, qui non è nemmeno il collante per la loro storia in crescita, piuttosto un ingrediente tra i tanti, eccezionale di qualità ma utilizzato come fondale opaco, rendendo fredde anche le poche succose immagini che invece contraddistinguono il sempreverde Chocolat. Il ritmo è pacato, donando all’insieme un tocco démodé nemmeno troppo coinvolgente; a risollevare il morale ci pensano i due protagonisti, qui molto ben amalgamati e caratterizzati, grazie anche ad un particolare studio di costumi e di atteggiamenti, tale da strapparci un sorriso alla sola vista delle loro espressioni.
Come commedia risulta pulita, garbata, senza sregolatezze ma allo stesso tempo senza la pretesa di fissarsi nell’immaginario collettivo per gli anni a venire. Nonostante ciò non mancano momenti in cui le risate sono reali e autentiche, primo fra tutti il vedere un disperato Benoît Poelvoorde affetto da eccessiva sudorazione che cerca di rimediare a ciò vivendo sempre con una ventiquattrore zeppa di camicie pulite e profumate a portata di mano.