La rivalsa degli incapaci, ma buoni
I tempi cambiano, la tecnologia prende il sopravvento su ogni aspetto del quotidiano, e anche il magico Babbo Natale si adegua cedendo alla modernità.
Abbandona la slitta con le sue volanti renne in nome di una super tecnologica navicella che ricorda la Morte Nera di Guerre stellari in versione natalizia, rossa e gestita da elfi tutto fare al posto di cattivi mascherati di bianco. Come tutti i cartoni animati natalizi, anche se non realizzato dalla Walt Disney, che in questo Natale 2011 lascia orfani i suoi bambini, il semplice racconto cela una più vasta morale, che persegue il racconto e si palesa nel finale. Insomma gli elementi ci sono tutti, compreso un vecchio nonno Natale che non sopporta di essere stato messo da parte e che con la sua caparbietà scatena le scene più divertenti della pellicola tutto sommato estremamente piacevole. Il figlio poco capace di Babbo, Arthur, rappresenta l’antieroe in contrapposizione al fratello – che ha già pronto il vestito da nuovo Babbo Natale firmato Versace – che regola la distribuzione dei regali in tutto il mondo con un efficacissimo quanto asettico modello organizzativo che però ha una falla: salta una bambina. La piccola Gwen è al contempo un numero, in percentuale minuscolo, per l’enorme processo distributivo eppure rappresenta contemporaneamente una bambina che rimarrà delusa la mattina di Natale, la giornata più magica dell’anno per qualsiasi bimbo del mondo. Il difetto di affrontare tutto attraverso la tecnologia, i numeri e le percentuali, che aiutano a rendere più semplice la vita, anche quella di tutti i giorni, è di spersonalizzare chi le utilizza e chi entra a far parte di quei numeri che da soli non significano nulla. Il giovane e pasticcione Arthur è l’unico che ancora riesce a capire e ricordare la gioia della mattina del 25 dicembre, la felicità che un uomo pancione e barbuto abbia compensato la tua “bravura” di bambino portandoti un dono, come a tutti gli altri bambini del mondo in una sola notte. L’unico che comprende quanto grande potrebbe essere la delusione dell’unica bambina dimenticata da Babbo Natale; la sua empatia è tale da superare le innumerevoli paure e fobie pur di trasformare Gwen in una bambina come tutte le altre. Perché forse, alla fine, lo spirito nel Natale, quello che esula da qualsiasi forma di religione, è proprio quello di rendere uguali questi piccoli uomini e donne almeno una volta all’anno, anche se poi le loro vite torneranno a percorrere sentieri diversi e talvolta opposti.