Cuore di tenebra
“È lunga la notte che non trova mai il giorno”, bene lo sa Shakespeare quando scrive il Macbeth. Così Malcom rivolgendosi a Macduff, poco prima della fine di tutto. Prima di vendicare i massacri compiuti dal crudele usurpatore del trono di Scozia, e ridare alla terra un re degno del suo popolo.
Ma per uscire dall’incubo in cui Macbeth ha precipitato tutto e tutti, ci vorrà coraggio. Lunga, lunghissima è infatti la notte in cui è sprofondato il mondo a causa del crudele e ambizioso Macbeth. Da quella stessa notte – ancora ignari – vediamo emergere all’inizio del film anche Ryan Gosling, nel ruolo di Stephen Meyers, giovane guru della comunicazione responsabile, assieme al mentore Paul Zara (Philip Seymour Hoffman) della campagna elettorale del senatore democratico Morris (Clooney). Come Macbeth infatti, Stephen – inizialmente idealista ed eticamente schierato- si fa improvvisamente cieco usurpatore. Sono le parole di Tom Duffy (Paul Giamatti) – spietato portavoce dell’avversario politico di Morris – ad ingravidare la sua mente del desiderio. Le sue lusinghe lo tentano, e segretamente Stephen lo incontra. Il male, come sempre, si presenta insidioso. Da quella sottile crepa aperta dalle parole di Tom tra pensiero e azione, sgorga incalzante l’azione del film che agilmente riattiva nella nostra memoria cadute luciferine, tenebre conradiane, mirabilmente omaggiando i classici del cinema politico anni Settanta. In un rapido susseguirsi di pensieri ed azioni minuziosamente ponderati in vista del raggiungimento del potere, Stephen sceglie, come Macbeth, l’ambizione. Idealmente assassinando l’etica inizialmente difesa, cinicamente usurpa a Tom la strategia, a Paul il lavoro, infine la scena al senatore Morris. Scritta insieme a Grant Eslov e ispirato alla piece teatrale di Beau Willimon Farragut North, con Le idi di marzo George Clooney – al suo quarto lungometraggio come regista – riesce a trattenere un sorprendente vigore drammaturgico, iniettando nelle fibre di questo lavoro il senso di una antica attualissima lezione, forza della quale si serve per rileggere acutamente il nostro presente. Il male appartiene a tutti, non risparmia nessuno; lambisce perfino la fragile Molly (Evan Rachel Wood), che come Ofelia prematuramente lascerà la scena di un mondo ormai saltato in aria, che non tiene più. Mondo sul quale si è appena insediato il giovane Stephen, novello Macbeth. L’oscurità che lo avvolge gli si addice alla perfezione; la mente turbata ed assorta in chissà quali progetti, rivela già segni di squilibrio interiore: anche Stephen, come Macbeth, perderà il sonno. È solo questione di tempo. Presto subentreranno allucinazioni e visioni nefaste come quelle che assalgono l’eroe shakespeariano. È solo l’inizio quello che Clooney ci ha raccontato con Le idi di marzo. Il suo Macbeth è appena salito al trono. Lunga, lunghissima è ancora la notte.
Le idi di marzo [The Ides of March, USA 2011] REGIA George Clooney.
CAST Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Ryan Gosling, Geroge Clooney, Evan Rachel Wood.
SCENEGGIATURA George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon (dall’opera teatrale di Beau Willimon). FOTOGRAFIA Phedon Papamichael. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico, durata 98 minuti.