DVD, GERMANIA-CANADA, 2010
DEMOCRA(CY)?
Il termine whistleblower, che letteralmente significa “soffiare il fischietto”, indica una persona che denuncia pubblicamente dei fatti illeciti all’interno dell’organizzazione, governo o azienda per cui lavora.
Tratto dal romanzo di Kathryn Bolkovac, Whistleblower racconta la storia vera di una poliziotta americana in missione tramite l’ONU in Bosnia, dove scopre un giro di “sex-traffiker”, nel quale sono implicati alcuni suoi colleghi e altri membri dei corpi di sicurezza internazionale e locale.
Il film, interpretato da Rachel Weisz, è diretto dall’esordiente canadese Larysa Kondracki, che da anni si occupa di questa vicenda, per la quale si è trasferita in Olanda dove attualmente risiede la Bolkovac. Sullo stile di un thriller-politico noir, usando spesso la ripresa tramite camera a mano, Whistleblower segue la vicenda di Kathy intrecciandola a quella di due ragazze ucraine, che attirate dal sogno di una vita migliore lontano dal proprio paese d’origine, vengono invece deportate in Bosnia per prostituirsi. Nonostante Kathy sia arrivata nell’est Europa credendo di trovare delle persone motivate, molti come lei sono spinti dal facile guadagno in denaro dato dalle missioni come “mercenari” in paesi in conflitto o post-conflitto. Qui infatti avviene una sorta di spaesamento della protagonista, accentuato dal colore scuro di ogni ambiente, che si fa limpido soltanto negli uffici “occidentali” delle nazioni unite: si accorge di non conoscere nessuno dei suoi colleghi, quando inizia a scoprire che essi stessi sono implicati nel traffico illegale di persone. Kathryn si ritrova praticamente sola nella denuncia, ostacolata in ogni modo dalla rivelazione della verità, circondata da personaggi in malafede che non osano svelare la realtà buia che li circonda.
È questo il potere del film, che si fa voce reale di un “whistleblower”, che ha avuto il coraggio di denunciare gli stessi corpi internazionali, in particolare quello britannico del DynCorp (nel film ha il nome fittizio di “DEMOCRA”), dove alcuni membri si erano fatti tramite per un traffico illegale di minorenni a Sarajevo. Ma soprattutto getta un’ombra oscura sull’ONU e in generale sulle cosiddette “missione di pace”. Non sorprende che il film, finanziato da case di produzione indipendenti canadesi e tedesche, non abbia avuto un eco nel circuito cinematografico mondiale. Negli Stati Uniti è uscito quasi soltanto nei festival e in versione ridotta, in Italia soltanto in DVD. Eppure pone delle questioni politiche importanti sulla falsità degli aiuti “umanitari”, che spesso sono business miliardari per molte nazioni (in primis Stati Uniti e Gran Bretagna), che in paesi come la Bosnia, o Iraq, Afghanistan (etc. etc.) si occupano quasi esclusivamente di soddisfare i propri desideri imperialisti.