Torino Film Festival, 25 novembre-3 dicembre 2011
La ballata dell’amore divorante
Nella sezione Festa Mobile – Torino Film Festival è passato anche il documentario The Ballad of Genesis and Lady Jaye di Marie Losier, ottimo film di montaggio che documenta il percorso artistico e la storia privata delle due protagoniste, Genesis Breyer P-Orridge e la sua compagna di vita e di lavoro, Lady Jaye Breyer P-Orridge.
Il documentario inizia come finestra sull’underground britannica, di cui Genesis P-Orridge è stato animatore dall’inizio degli anni Settanta, prima con il collettivo COUM Transmission, poi con gli Psychic TV e i Throbbing Gristle, progetti musicali seminali che hanno dato origine alla scena industrial, e hanno influenzato profondamente i gruppi noise inglesi degli anni successivi.
Nel 1990 avviene l’incontro fondamentale con l’artista e performer Lady Jaye, al secolo Jacqueline Breyer: l’amore entra voracemente nei rispettivi progetti artistici e dà origine ad un ulteriore, totalizzante progetto comune. Genesis e Lady Jaye iniziano a lavorare sui propri corpi per creare un’identità nuova, fuori dai generi e dalle categorizzazioni organiche, una creatura, Bryer P-Orridge, che emerga dalla destrutturazione del proprio sé fisico: da modificazioni comportamentali ed estetiche, fino a interventi chirurgici mirati a diventare due parti identiche di un unico essere, secondo il principio della pandroginia, che applica ai corpi il concetto letterario di cut-up di William Burroughs e Brion Gyson, ovvero tagliare e disarticolare, per poi mescolare e ricreare qualcosa di nuovo.
Un’idea estrema e disturbante, e di cui pure si rintracciano le lucidissime ragioni nelle parole di Genesis. Nel racconto delle costrizioni dell’infanzia e di un’educazione repressiva, della paternità, della legittima esigenza di rintracciare ad ogni costo la propria identità, le parole di Genesis, definita dal Parlamento inglese “wrecker of civilization”, sabotatore, distruttore della civiltà, cuciono insieme le immagini tratte da centinaia di film d’archivio, video di happening e performance musicali, teatro filmato e home movies privati. Le sequenze mantengono il calore del 16 mm con cui sono in gran parte girate, e trovano una perfetta forma nell’alternanza tra intimità e spettacolo, documentando l’effettiva inseparabilità tra esistenza e creazione artistica nella vita di Lady Jaye e Genesis.
La riuscita del documentario è dovuta anche alla complementarietà tra una struttura tutto sommato classica del racconto per immagini -una ballata d’amore appunto, che fissa sulla pellicola una vita di condivisione e ciò che da essa è scaturito- e la potenza visiva e intellettuale dell’idea artistica, indivisibile dalla cronaca di questo innamoramento incondizionato. Diventa allora del tutto naturale che alla prematura scomparsa di Lady Jaye, nel 2007, Genesis scelga di chiudere l’esperienza musicale come band e di perpetrare il loro progetto comune, continuando a trasformarsi, transitando da un medium all’altro, onorando così l’immortalità della sua storia d’amore.