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In questo numero

Un lupo mannaro americano a Londra (1981)

giovedì 24 Novembre, 2011 | di Mattia Filigoi
Un lupo mannaro americano a Londra (1981)
Film History
1
Voto autore:

Attenti alla luna
Tra i registri chiamati a misurarsi nell’esperimento televisivo Masters of Horror, tra i vari Carpenter, Argento, Hooper e Gordon figura anche John Landis, il Landis di Animal House, dei Blues Brothers, di Una poltrona per due, quel Landis che ha un posto d’onore nel pantheon dei registi che hanno fatto grande il cinema grottesco e demenziale.

Cosa c’entra Landis con l’orrore, quindi? Un lupo mannaro americano a Londra è la risposta. Se escludiamo Amore all’ultimo morso (1992), carino ma non del tutto riuscito, Un lupo mannaro americano a Londra è la sola escursione di Landis nell’horror, ma tanto basta a iscriverlo nei masters del genere.mediacritica_un_lupo_mannaro_americano_a_londra_290 Perché Un lupo mannaro americano a Londra è un capolavoro, un’opera unica e indimenticabile. Certo, qualche mese prima era uscito L’ululato di Joe Dante, che con il lupo mannaro di Landis ha molto in comune, a cominciare dalla miscela di umorismo demenziale e horror, fino all’intelligente citazionismo cinematografico e televisivo e all’uso innovativo degli effetti speciali. Landis però riesce a fare di più: equilibra magicamente toni da commedia e toni orrorofici, spiazza continuamente lo spettatore con repentini cambi di registro e non ha paura nell’usare il grand guignol, anzi se ne serve con grottesca perizia, nello stile dei Monty Python. Due studenti americani, David e Jack, in vacanza in giro per l’Europa, nella fredda brughiera inglese vengono attaccati da un lupo mannaro: Jack viene ucciso, David morso, diventando a sua volta un licantropo. Curato in un ospedale di Londra, David è continuamente perseguitato da incubi tremendi e dal fantasma di Jack, che cerca di indurlo al suicidio: è l’unico modo per spezzare la maledizione del licantropo, e permettere alle sue vittime, costrette a vagare sulla Terra a causa della loro morte innaturale, di crepare definitivamente. Il suicidio è però l’ultimo pensiero di David, che si è innamorato, ricambiato, della bella infermiera che lo aveva in cura. Riuscirà l’amore a sconfiggere la maledizione? L’incredibile è come Landis sia riuscito non a girare un horror comico, ma un film di difficile catalogazione. L’acuto humour nero, mai fine a se stesso, mai urlato ma comunque sempre presente, che si insinua tra citazioni cinematografiche (qui i classici della Universal con Lon Chaney), parodie televisive e critica sociale, trova in Un lupo mannaro americano a Londra una sintesi perfetta e tuttora ineguagliata con le atmosfere tipiche dell’horror. Ed è geniale l’uso straniante di una colonna sonora composta di placide canzoni anni ’50 sul tema della luna – come Blue Moon – che fungono da voce off e bizzarro commento alle immagini, come splendidi e innovativi sono gli effetti speciali di Rick Baker, che si contendono con quelli de L’ululato il primato di mostrare in diretta la metamorfosi di un uomo in lupo. Un lupo mannaro americano a Londra è un film epocale, perfetto in ogni suo elemento e unico nel suo genere: semplicemente, un film imperdibile.

Un lupo mannaro americano a Londra [An American Werewolf in London, Gran Bretagna/USA 1981] REGIA John Landis.
CAST David Naughton, Griffin Dunne, Jenny Agutter, John Woodvine, Frank Oz.
SCENEGGIATURA John Landis. FOTOGRAFIA Robert Paynter. MUSICHE Elmer Bernstein.
Horror, durata 97 minuti.

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