America profonda
C’è l’America più profonda dentro I cancelli del cielo di Michael Cimino. La costruzione dell’ epopea di un’intera nazione e insieme il suo sgretolamento. E non solo.
Il film si apre nel 1870 ad Harvard con i festeggiamenti di fine anno accademico. Gli studenti salutano la conclusione della giovinezza, mentre Billy Irvine e James Averill, giovani di elevato ceto sociale pieni di ideali, si giurano amicizia eterna. Vent’anni dopo li ritroviamo nel Wyoming, ma le loro vite hanno seguito strade opposte: Averill è sceriffo della contea di Johnson, mentre Irvine rappresenta e difende gli interessi dei grandi proprietari terrieri. Nel 1890 un feroce conflitto vede opporsi l’associazione WASP degli allevatori – al fianco della quale si schiera Irvine – stabilitasi nella contea per coltivare la terra promessa dal governo, per i cui diritti si batte Averill. La crisi si acuisce quando i baroni del bestiame, con l’appoggio del governatore assoldano una banda di mercenari per sterminare la comunità di “ladri, anarchici e fuorilegge”. Ma gli immigrati non stanno a guardare, e dovrà intervenire l’esercito della Guardia Nazionale a favore dei ricchi possidenti. Ad attrarre Cimino un avvenimento considerato marginale dai libri di storia americani: la guerra della contea di Johnson, conflitto di classe tra ricchi e poveri, guerra di lingua e di cultura tra “americani” e stranieri; uno scontro che mutila per sempre l’illusione del sogno americano. Perché I cancelli del cielo è anche la storia di una mutilazione artistica. Unanimemente stroncato dalla critica (più che per la sua lunghezza per il suo feroce anti-patriottismo), il film fu ritirato dal mercato ancor prima di raggiungere le sale e il regista fu costretto ad accorciarne drasticamente la durata abbattendo il senso del progetto originario. Nonostante la sua revisione, il film fu un flop commerciale. La United Artists fallì – spese 44 milioni di dollari incassandone 1 e mezzo – e la carriera di Cimino rimase compromessa per sempre. La pellicola si portò dietro l’aura di film “maledetto” persino a Cannes, dove fu respinto da platea e critici. Cimino aveva tradito la lezione più cara al genere western: concisione e limpidezza assoluta della struttura drammaturgica. Lezione dimenticata, che tuttavia – insieme alla travagliata storia di questo lavoro – non priva tutt’oggi il film della sua forza: un rarissimo afflato figurativo, straordinario per la capacità di affrescare, nella infinita ricchezza di dettagli della fotografia di Vilmos Zsigmond, le scene di massa. Sfumate nei toni seppia, le immagini hanno la qualità delle foto del tempo. Un film di impatto visivo magistrale, perduto nella sua forza originaria ma che tuttavia trattiene un’innegabile magia, distillando gocce di vero cinema d’autore.
I cancelli del cielo [Heaven’s Gate, USA 1980] REGIA Michael Cimino.
CAST Kris Kristofferson, Christopher Walken, Isabelle Huppert, John Hurt.
SCENEGGIATURA Michael Cimino. FOTOGRAFIA Vilmos Zsigmond. MUSICHE David Mansfield.
Avventura/Drammatico/Western, durata 219 minuti.