Catapultati nel passato
Il paragone con 300 è d’obbligo dopo la visione di questi immortali. L’idea è alquanto simile: preleviamo dal passato, per l’esattezza dai miti greci, e riproponiamo una storia epica con tutte le caratteristiche d’azione che porta con sé una storia bellicosa.
Le differenze però non mancano. A partire dal 3D, ormai in voga per i colossal americani, che nel caso di Immortals trova forse una motivazione per la sua esistenza. L’aggiunta di una dimensione aiuta la riuscita delle scene più cruente (in parte anche splatter), anche se lo stile registico e la scenografia (capostipite Sin City), risultano particolari e uniche in tutte le dimensioni. La differenza sostanziale tra il primo film, che ha riportato in auge il genere in costume, e questo secondo tentativo, risiede principalmente nelle scelte di sceneggiatura e attoriali. In 300 gli attori erano visi sconosciuti e la trama si concentrava sulla difesa dei valori del popolo spartano contro l’egemonia persiana, trecento uomini in lotta per difendere la loro libertà e per non sottomettersi al potere di un altro popolo. In Immortals il viso riconoscibilissimo di Mickey Rourke (ma anche di Freida Pinto e Stephen Dorff) sottolinea il tentativo di rendere dei personaggi mitici come classici attori hollywoodiani; perdendo totalmente quel sentore di mitico e impossibile che qualsiasi leggenda porta al suo interno. Questa discrepanza si nota anche in relazione alla sceneggiatura, basti pensare alla difficoltà per lo spettatore di riconoscere il mito di Teseo e il Minotauro, talmente “alterato” da apparire quasi come una qualsiasi altra avventura d’azione e sangue. L’involucro di questa nuova pellicola, che strizza l’occhio al mondo passato, è sicuramente ben costruito, ma la parte “interna”, quella della fedeltà mitologica e dell’edificazione dei personaggi, viene sacrificata in nome di una realizzazione totalmente commerciale, in perfetto stile blockbuster made in USA. Forse non è un caso che il regista Tarsem Singh venga dal mondo pubblicitario, dove la confezione è indispensabile, più della qualità del prodotto.