È la Satira, bellezza
Considerato una delle colonne dell’intrattenimento televisivo statunitense, David Letterman si presenta sul palco in mocassini, calzini rigorosamente bianchi, giacca e cravatta; dopo una lieve piroetta (tic? Scaramanzia?) saluta il “suo” pubblico, e lo show può iniziare.
A metà strada tra il cartone animato e l’uomo di cultura erudito, l’anchorman di Indianapolis distilla perle di humour surreale e anarchico (contrapposto a quello meno folle dell’eterno rivale Jay Leno), influenzato nella sua arte affabulatoria dai “maestri” Steve Allen e Johnny Carson. Mentre ospita con la medesima nonchalance e il medesimo disincanto un membro della famiglia Kennedy e un addestratore di cani, un reduce di guerra e la stella di una squadra di baseball, sembra pensare ad altro: a volte ignora il contenuto del libro di cui sta parlando (o finge di farlo), altre volte si mostra esageratamente interessato alla clip dell’ultimo film blockbuster in uscita (e finge di farlo). Il salotto di David Letterman non fa prigionieri, non ne ha bisogno, e butta sul piatto magnifici e scorretti sketch che dileggiano l’obesità, sfottono la terza età (“oggi ho visto i piccioni che davano da mangiare agli anziani”) e satireggiano l’attualità altrove affrontata con affettata seriosità (“Le dieci cose che Gheddafi vuole dichiarare dall’Inferno”). Unica ma fondamentale regola: il rapporto privilegiato col pubblico, al contempo vittima e carnefice del demiurgo che tira le fila. Nei primi mesi della “nuova” programmazione su Rai5 – quindi per la prima volta in chiaro, visibile a tutti – il Late Show with David Letterman ha registrato un audience risibile, intorno ai 100 mila spettatori al giorno. La motivazione, più che nelle caratteristiche intrinseche di uno spettacolo “molto poco italiano” (direbbe lo Stanis attore cane di Boris), va ricercata nella nostra totale mancanza di praticità col concetto di Satira. Abituati a considerare comico e sarcastico il teatrino sottomesso e imbarazzante di Zelig e ad assecondare una classe politico-culturale permalosa che si offende al primo sussulto non convenzionale, misconosciamo un genere nobile e persino poetico che mette a nudo i costumi, i comportamenti e le passioni dell’umanità intera. Da noi ci sono Ezio Greggio (?) e Fabio Fazio (!), che non a caso saccheggiano Letterman: l’uno con l’intro monologante in apertura di Striscia la Notizia e l’altro cercando affannosamente di copiare un modo di fare infotainment che non gli appartiene. L’unico ad essere riuscito a cogliere a fondo lo spirito del talk show all’americana è stato Daniele Luttazzi, con il suo Satyricon. E non a caso quello “scandaloso” programma è stato bannato, ostracizzato, scacciato dalla televisione generalista di casa nostra. È la Satira, bellezza. E all’Italia questo pericoloso alieno che si esprime in un linguaggio sconosciuto fa una fottuta, fottutissima paura.
Late Show with David Letterman [Id., USA 1993-2015] IDEATORE David Letterman.
PRESENTATORE David Letterman. SCRITTO DA Rob Burnett (1993-96), Joe Toplyn (1996-98), Rodney Rothman (1998-2000), Justin Stangel ed Eric Stangel (2000-2013), Matt Roberts (2013-2015). RETE RaiSat Show (1999-2003), Rai Extra (2003-2009), Sky Uno (2009-2011), Rai 5 (2011-2015).
Talk Show, durata 62 minuti (puntata), 22 edizioni.