RaiMovie, sabato 12 novembre, ore 13.35
Il fratello segreto di Orson Welles
Chi è tanto pazzo da rischiare facendo un film su colui che viene considerato “il peggior regista della storia del cinema”? Tim Burton, chi altri.
Visionario genio, agli eroi senza macchia e senza paura predilige perdenti ed emarginati personaggi malinconici e perduti nel loro mondo, come lui lo è nel suo. Solo Batman riesce a farlo capitolare, dopo protagonisti come Vincent, Frankenweenie, Edward Mani di Forbice; ma nel 1994 ritorna in sé con Ed Wood, pellicola che narra i primi passi nel mondo del cinema del regista (sceneggiatore/attore/produttore) eponimo. Ottimista, entusiasta come un bambino di fronte ad un nuovo giocattolo, testardo e volenteroso, Wood è disposto a qualsiasi compromesso per lavorare a Hollywood. Lo vediamo girare in set traballanti e con mezzi di fortuna, contorniato da ingenui aspiranti produttori, che riesce a coinvolgere col miraggio di improbabili successi commerciali, e da una banda scalcagnata di attorucoli privi di talento, ciecamente fiduciosi nelle sue capacità. Insieme al “tipo” di protagonista ritorna ossessivamente l’incubo suburbano fatto di villette in serie e l’erba dei prati tagliata alla stessa altezza, ma soprattutto si riconferma quella riflessione sulla diversità, già motivo ricorrente della poetica burtoniana e che caratterizzerà anche i suoi lavori futuri. Nel caso in analisi, tralasciando la passione del protagonista per la propria visione di cinema, appare un’ennesima variazione sul tema della difficoltà di integrazione, resa attraverso il travestimento. Ed Wood ama i golfini di angora, le scarpe col tacco e le parrucche bionde, li indossa per sentirsi a suo agio e per affrontare un mondo più grande di lui. Bellissime le reazioni delle due fidanzate: una appare confusa e infastidita, l’altra accoglie la cosa senza commentare, mostrando il semplice atto dell’accettare e dell’essere accettati, che così raramente è dato sperimentare nella vita. Senza insistere sull’ultima parte della biografia, in cui il regista cade in disgrazia dopo aver tentato la strada del porno, Burton confeziona un film che sprizza amore per il cinema, estendendo il bianco e nero delle pellicole di Wood ai suoi personaggi, ricreando una vita sottovalutata ma che ha saputo comunque ritagliarsi un posticino nella storia.