Quando le parole non servono
Pina Bausch è la fondatrice del Tanztheater (teatro-danza). Wim Wenders è il regista di film come Al di là delle nuvole (girato con Antonioni) e The Million Dollar Hotel.
Nel 1985 il regista assiste alla rappresentazione di Cafè Muller, il primo successo di Pina, dando il via ad un’amicizia ventennale e ad un progetto che prende forma solo nel 2008 e che bruscamente cambia direzione dopo la morte di Pina. Il risultato è un eccezionale affresco, uno spettacolare mix di danza e teatro: una danza che parla più delle parole, un teatro fatto di corpo e gesti. Per immaginare lo spettacolo che la compagnia della coreografa Pina Bausch porta nei teatri mondiali dobbiamo dimenticare lo stereotipo di ballerina, dobbiamo scordarci di capelli raccolti, vestiti lindi e movimenti asettici e sinuosi. Ci troviamo di fronte a uomini e donne che ballano e raccontano sensazioni e storie, che fanno parlare la loro figura e si raccontano attraverso i loro movimenti, attraverso corpi sudati e i capelli arruffati che danzano e partecipano alla coreografia, muovendosi sulla terra o sull’acqua come se ogni posto fosse natura per eccellenza. Il film di Wenders riesce a trasmettere tutto questo, volendo anche senza la terza dimensione, anche su uno schermo piatto e rinunciando alla “profondità” da teatro. E il teatro non manca neanche per un secondo in Pina: accoglie lo spettatore nel ricordo della protagonista e lo saluta con un palco vuoto e un sipario che si chiude. È teatro anche nelle teste che fanno capolino in alcune scene, è teatro anche se lo spettatore manca, anche quando il regista riprende la compagnia mentre danza in ambienti totalmente naturali o esclusivamente cittadini e meccanici, perché in fondo il luogo e lo spazio partecipano al racconto ma ogni luogo e spazio è mondo e natura. Le poche parole spese all’interno della pellicola vengono fatte ascoltare sotto forma di pensieri, ricordi e desideri che i personaggi di Wuppertal esprimono con la loro lingua natìa (scelta perfetta in un racconto di emozioni e semplicità, senza artefici neanche linguistici), ripensando a Pina e al percorso fatto assieme a lei. Ma le voci passano come voci off davanti alle immagini dei ballerini muti davanti alla macchina da presa. Un’elegante visione del teatro danza, una dedica particolare a un personaggio sfuggente, un’emozione trasmessa in pellicola.
Pina 3D [Pina, Germania 2011] REGIA Wim Wenders.
SOGGETTO Wim Wenders. FOTOGRAFIA Hélène Louvart. MUSICHE Thom Hanreich.
Documentario, durata 106 minuti.