I predatori del veliero perduto
Per gli amanti degli schemi e delle classificazioni, Steven Spielberg è e resterà un cortocircuito, un tilt cinematografico. Chi lo ama, non può fare a meno di ammettere che il cineasta di Cincinnati si sia sempre mosso in contesti pop strettamente connessi col blockbuster, il marketing e la commercialità; chi lo odia, deve comunque accettarne l’enorme influenza sull’immaginario di tutto il cinema contemporaneo, dal 1977 (anno di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo) in poi.
Ma realizzare film ricolmi di effetti speciali ed altamente tecnologicizzati significa essere dei cialtroni? O indica piuttosto la volontà di stare al passo coi continui cambiamenti che la modernità impone? Prodotto da Peter Jackson e musicato da John Williams, Le avventure di Tintin – Il segreto dell’unicorno è una frenetica bomba ad orologeria, un congegno inattaccabile. La vicenda del giovane reporter che acquistando un modellino di veliero scatena una ridda di rocambolesche sciarade che lo porteranno a girare il mondo armato di intuito e coraggio è un manuale sulla perfetta scansione dei tempi del racconto filmico, una lezione magistrale sul necessario equilibrio fra le diverse componenti della narrazione (in questo caso enigma, spettacolo e gioco, alternate con sapienza). Fondato su un’animazione strepitosa – che rende all’istante obsoleti e fallimentari tutti i tentativi di motion capture finora messi in scena – Tintin è una favola iperrealistica in cui personaggi “ordinari” si trovano all’improvviso alle prese con situazioni “straordinarie” ed eccezionali, favorendo l’immedesimazione di chi guarda. Ma, va da sé, di fronte a cotanta onniscenza non si può che provare un po’ di fastidio e naturale antipatia. La programmaticità di sceneggiatura e situazioni sfocia inevitabilmente in una cronica mancanza di stupore, e anche quando finalmente sembra di “salire” ufficialmente sul film (la scena dell’esplosione della teca, lo spericolato inseguimento delle pergamene) in realtà si tratta di semplice attrazione visiva, che scema appena la sequenza finisce. La foga dell’azione si mangia la fantasia, rendendo impossibile la sedimentazione delle scene che sterilmente si susseguono davanti ai nostri occhi. Sui titoli di coda la memoria in overdose ricorda solo qualche frammento: un deserto, un aereo sul mare, un cattivo curiosamente somigliante allo stesso Spielberg. Urge disintossicazione, e all’uopo non potrebbe esserci niente di meglio del recupero del fumetto originale di Hergé, di “quel” Tintin stilizzato, lineare e meravigliosamente bidimensionale.
Le avventure di Tintin – Il segreto dell’unicorno [The Adventures of Tintin, USA 2011] REGIA Steven Spielberg.
CAST Jamie Bell, Andy Serkis, Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frost, Toby Jones.
SCENEGGIATURA Steven Moffat, Edgar Wright, Joe Cornish. FOTOGRAFIA Janusz Kaminski. MUSICHE John Williams.
Commedia/Animazione/Avventura, durata 107 minuti.