Dissetarsi di tesori perduti
I guai sono dei sentimentali, si affezionano alle persone: c’è chi cerca di fuggirli e chi si immerge in essi anima e corpo. Un chiaro esempio di quest’ultima categoria è un giovanotto, il viso da bambino, un ribelle ciuffo rosso, un fox terrier sempre al suo fianco e un’attitudine particolare per le avventure.
E il mistero di un tesoro nascosto in fondo all’oceano, recuperabile grazie a indovinelli occultati in modellini di velieri, non poteva lasciarlo indifferente. Nato dalla penna di Hergé, fumettista belga che gli ha dato vita nel 1929, il personaggio trova nuova linfa approdando al cinema sotto la devota direzione di Spielberg, avventuroso esploratore di mondi sommersi. Sua è la decisione di utilizzare la performance capture, catturando qualsiasi movimento degli attori ma mantenendo la fisionomia originale pensata dal creatore, rendendola autentica, curata nei più nascosti particolari. Ciò che colpisce ulteriormente l’occhio affabulato dello spettatore è la realtà della luce, dal riflesso che produce su una superficie lucida, al chiarore di un lampione immerso nella foschia, fino ai granelli di polvere che fluttuano nell’aria e sono evidenziati dal fascio chiaro di una torcia. Un chiaroscuro che traduce tensione in scene che ricordano il noir anni ’30, che delinea il profilo concentrato di un giornalista sempre a caccia di fatti interessanti. La macchina da presa lo segue in mirabolanti scene d’azione tragi-comiche, cambiando angolo, passando attraverso i muri, sotto macchine in folle corsa, talvolta osservando attraverso le lenti di un binocolo. Le scene si avvicendano attraverso singolari effetti che rendono la pellicola un continuum dal tono frenetico nonostante eclissi temporali e spaziali, smorzato a volte dall’intervento degli agenti Dupont e Dupond. Il risultato è un’avventura intorno al mondo, dalla liscia superficie oceanica ai cieli tempestosi, fino alle torride dune del deserto, modellatrici di ricordi di una lotta e una vendetta perdute nei secoli. Un ritmo incalzante e avvincente riesce a far finire lo spettatore nel mezzo della ricerca, sempre in attesa al possibile colpo di scena, fino all’arrivo del finale lasciato prudentemente spalancato ad un possibile futuro seguito: un’eredità affidata al “signore degli anelli”.