Finalmente qualche risata, e senza rutti e scoregge
Un poliziotto da happy hour. Bravi, bello. Però in questa piccola recensione lo si chiamerà con il suo titolo originale, The Guard, anche perché più in tema con l’atmosfera dell’intero film: non è una commediaccia come lasciano presagire i titolisti italiani, piuttosto un magistrale esempio di humor britannico, cinico, tagliente e crudele, ma con raffinatezza.
Il sergente Gerry Boyle, disilluso poliziotto di una piccola cittadina della campagna irlandese, si ritrova a indagare su una serie di omicidi collegati al narcotraffico, affiancato dall’agente FBI di colore Wendell Everett, serioso e moraleggiante. Nonostante le indagini serrate, Boyle riuscirà comunque a trovare del tempo per i suoi vizi preferiti: alcol, droga, mignotte. E risolverà il caso.
Boyle è un personaggio che subito ti sta simpatico, non tanto per il fatto di essere uno sbirro anticonformista, che si droga e va con le escort, quanto per la sua visione del mondo, per la sua schietta intelligenza: ogni sua uscita è una perla di cattiveria e provocazione, senza freni e senza tabù (razzismo, famiglia, sesso…), e pare che non abbia valori ma in fondo è un uomo onorevole. L’eroe solitario e scorbutico che sotto sotto ha un gran cuore non è cosa nuova, ma l’interpretazione di Brendan Gleeson e la sceneggiatura di John Michael McDonagh – anche regista – rielaborano sapientemente lo stereotipo, cambiando le carte continuamente fino al finale aperto, che lascia dubbi sulla sua moralità.
Intorno a Boyle un miscuglio di generi – buddy movie, action frenetico e iperrealista, commedia grottesca, thriller – e comprimari in parte, in grado con Gleeson di dare vita alle tante piccole scene di culto di cui è costellato The Guard. Chi cerca azione non si lasci ingannare dal trailer italiano, qui ne troverà poca. Chi invece vuole farsi due risate di liberatoria ma elegante volgarità, troverà in The Guard una piacevole oasi.