Iris, martedì 14 giugno 2016, ore 21.00
L’imponderabilità della natura
Tra i meriti di The Birds di Hitchcock c’è anche quello di avere dato l’opportunità alla serie The Simpsons di compiere una delle sue più riuscite e raffinate citazioni della storia del cinema: nell’episodio Un tram chiamato Marge (quarta serie) Maggie viene lasciata in un asilo dalle regole ferree, dove è vietato l’utilizzo dell’amato ciuccio.
La piccola, allora, organizza un piano che permette a tutti i bimbi di recuperare il loro passatempo preferito. Successivamente, Homer, Bart e Lisa vanno a prendere la sorellina, e si ritrovano davanti una stanza piena di bimbi immobili che ciucciano, che ricordano i corvi che circondano il passeggino nella famosa scena del film. Esattamente come il protagonista del film Di Hitchcock, Homer, dopo avere urlato, si avvicina lentamente alla figlia, timoroso per la massa di poppanti, e la recupera. Usciti dall’edificio, vediamo una rappresentazione del regista inglese che porta a spasso un cagnolino, proprio come nella comparsata dell’autore nel film. Ho citato questo divertente episodio perché può essere considerato significativo dell’impatto che Gli uccelli ha avuto sull’immaginario cinefilo: rimane, infatti, una delle opere più famose e citate della lunga carriera del baronetto inglese, forse insieme a Psyco quella che ha avuto maggiore successo a “posteriori”, e che maggiormente si è radicata. Questo probabilmente più di altri suoi film più riusciti e memorabili, che non hanno avuto però lo stesso vasto impatto nella mentalità collettiva. Gli uccelli rimane comunque un ottimo film, fosse solo per il puro e perfetto meccanismo della suspense e della tensione non appesantite da sovrastrutture tematiche e interpretative; questa è la chiave per capire il genio e il successo di buona parte dell’opus hitchcockiano. Puro cinema, che tiene incollati sulla sedia e che è efficace e inquietante ancora oggi. Funziona la rappresentazione di una piccola comunità sotto assedio che non riesce a spiegare il perché sia in pericolo, e che trova sicurezza nel modo più immediato e semplice: accusare la nuova arrivata, la “straniera”, vista come una strega che ha lanciato un maleficio. È efficace anche la cornice scelta, un’isolato villaggio di pescatori della California del nord, circondato da verdi colline che assumono un tono minaccioso, perfette per sottolineare l’isolamento della comunità. La cosa più inquietante, già sottolineata da molti, è il rifiuto di dare una spiegazione al comportamento dei volatili. Gli uccelli sembrano comportarsi senza una logica precisa: a volte attaccano, a volte no; certe persone sono vittime, altre no, e così come hanno inspiegabilmente iniziato, altrettanto inspiegabilmente sembrano smettere. Questo sottolinea l’imponderabilità della natura, e l’impossibilità per l’uomo di prevedere, e difendersi adeguatamente dai suoi attacchi, se non sperando nella sua clemenza. Senza volere dare un’eccessiva interpretazione “ecologista” che, probabilmente, non era nelle intenzioni dell’autore, è certo però che sia questa la tematica principale che ancora oggi rende affascinante ed inquietante la visione del film.
Gli uccelli [The Birds, USA 1963] REGIA Alfred Hitchcock.
CAST Tippi Hedren, Rod Taylor, Jessica Tandy, Suzanne Pleshette.
SCENEGGIATURA Evan Hunter. FOTOGRAFIA Robert Burks. MUSICHE Oskar Sala, Matthew Ross.
Thriller/Horror, durata 120 minuti.