Cult – domenica 16 ottobre, ore 21
Individualità multiple
Dare spazio e voce a tutti, questo è l’intento di Barry Champlain, conduttore radiofonico di punta di una emittente texana negli anni ’80.
Personaggio diventato famoso per la sua voce e soprattutto per il suo atteggiamento indisponente verso gli ascoltatori, che nella maggior parte dei casi vengono presi a male parole ed offesi, vive un rapporto di amore-odio con il suo pubblico (lo trovano volgare ed offensivo ma tutti continuano ad ascoltarlo).
Rapporto, quindi, simbiotico con una città, Dallas, in cui nessuna delle due parti (gli ascoltatori e il protagonista) possono fare a meno dell’altra; il programma diventa specchio di una società violenta e razzista, malata di consumismo e di eccessi. Champlain allo stesso tempo diviene simbolo delle minoranze che popolano l’America cosmopolita e per questo bersaglio di alcune frange estremiste che popolano la metropoli, e nelle sere in cui si decide il passaggio del programma da trasmissione regionale a nazionale, le telefonate al programma mostrano delle tensioni sociali sempre più esasperate…
Talk Radio è una pellicola di sovrapposizioni: abbiamo un accumulo di voci ininterrotte che si sovrastano mostrando un dialogo non impossibile ma non voluto; ogni persona mostra una sua individualità, ma quest’ultima rimane ancorata alle proprie convinzioni mostrando come non ci sia ascolto e dialogo. E’ un sovrapporsi di pensieri, Champlain mentre discute con un ascoltatore è capace di dialogare con il resto dello studio, ricevere i suggerimenti e nonostante ciò riuscire a rispondere sempre nel modo in cui il suo pubblico si aspetta. Oltre a questo, Stone, sovrappone le immagini alternando continuamente la messa a fuoco tra primo e secondo piano oppure usando obiettivi bifocali per mettere in contingenza nella stessa immagine Champlain e il resto dello studio.
Ma tutte queste sovrapposizioni non fanno altro che mettere in risalto come i differenti piani risultino sempre indipendenti tra loro, le varie individualità che telefonano, ma anche quelle che lavorano al programma con il protagonista, mostrano di essere sempre più staccate dal resto che le circonda. Talk Radio parla di una società che non comunica più con se stessa; la radio diventa il paradosso con cui viene a palesarsi questo aspetto, un mezzo che di fatto abbatte barriere con la possibilità di farsi sentire in ogni abitazione, mette a nudo invece una società incapace di ascoltarsi, che vive sulle proprie convinzioni e che perpetua la paura e l’odio razziale.
Champlain diventa il simbolo di questa società, lui che credeva di dare spazio e voce a persone e ceti che non avrebbero mai avuto possibilità di comunicare, mostra invece come il programma e le telefonate che riceve siano solo delle affermazioni del proprio ego sulla massa, un’individualità che sovrasta le altre ma che però rimane triste e sola.