Il piacere concreto della carne
Anni d’oro, gli Ottanta, per il genere horror. Mentre da una parte venivano creati personaggi mostruosi destinati a diventare icone pop (Freddy Krueger su tutti), dall’altra si sviluppavano tematiche che fino ad allora mai erano state esplorate con tali livelli di esplicitezza visiva.
Lanciato da Cronenberg e dalla sua “nuova carne”, l’horror di quel periodo è stato, principalmente, una continua indagine sul corpo umano, le sue mutazioni e aberrazioni, il suo smembramento e la sua ricomposizione, spesso e volentieri accompagnata dall’esplorazione di pulsioni sessuali estreme. Merito certo dei continui progressi tecnici dell’arte del make-up e degli effetti speciali, l’horror ‘80, meno “politico” che negli anni ‘70, più che sulla paura – sociale o soprannaturale che sia – ha puntato sul disgusto, creando quell’estetica dell’esagerazione chiamata splatter, talvolta geniale (Tsukamoto e Yuzna), altre deliziosamente grottesca (Gordon e Jackson), molto più spesso becera e fine a se stessa.
Hellraiser (1987), opera prima dello scrittore Clive Barker, spicca dal mare magnum delle produzioni del periodo per la perfetta commistione tra originalità tematica ed esigenze spettacolari, riuscendo a creare un nuovo delirante universo e a imporre al grande pubblico personaggi entrati a ragione nel pantheon dei “mostri sacri” dell’horror, i Supplizianti (Cenobiti nell’originale).
La storia, sceneggiata da Barker a partire dal suo romanzo The Hellbound Heart, parla di una scatola magica in grado di aprire le porte verso una dimensione dove “piacere e dolore sono insuperabili”, che Frank, poco di buono dalle tendenze sadomasochistiche, vuole assolutamente sperimentare. Purtroppo per lui, una volta aperta la scatola, viene subito fatto a pezzi dai Supplizianti. Grazie a qualche goccia di sangue accidentalmente versata dal fratello Larry, Frank torna a vivere, ma ha bisogno di corpi umani per ricostruirsi: a procurarglieli sarà la sua cognata ed ex amante, Julia, uccidendo malcapitati dopo averli sedotti. I Supplizianti, però, rivogliono Frank nella loro dimensione, e quando la giovane Kristy, figlia di Larry, apre nuovamente la scatola, la loro furia devastante si scatena contro tutto e contro tutti.
A differenza degli altri horror, che puntano sulla degenerazione e sulla distruzione del corpo, Hellraiser narra la sua ricostruzione: Frank si rigenera strato dopo strato, tessuto dopo tessuto fino a riacquistare forma umana, grazie al sangue e alla carne delle vittime di Julia, e lo fa con una potenza visionaria e spregiudicata, sorretta con geniale maestria dal make-up di Bob Keen. Frank è per gran parte del film un corpo scuoiato, effetto creato grazie a un body indossato direttamente dall’attore Oliver Smith, composto da trenta strati di gommapiuma, con protesi posticce per mani, braccia e piedi, e un volto formato da undici pezzi, tra cui un livello di struttura muscolare e sculture per collo, naso, labbra, occhi e cranio. “Con tutti quegli strati di trucco il problema fu come rendere percepibile la magrezza del personaggio scarnificato. Fu necessario studiare approfonditamente la colorazione e l’uso delle luci”, spiega in un’intervista Keen, e il risultato è di una bellezza disarmante, trionfo di un’arte artigiana che ora, votata al digitale, non è in grado di restituire la stessa concretezza e simili sensazioni nello spettatore. L’abilità di Keen non si ferma alla creazione di un perfetto uomo scarnificato, ma si sviluppa e sorprende continuamente per tutta la pellicola, dalle scene di squartamento di Frank alla sua rinascita (scena subito cult, estremamente complessa e geniale, che occupò due giorni di riprese), fino al terrificante make-up dei Supplizianti, grotteschi e agghiaccianti demoni deformi in tenuta sadomaso, indimenticabili seppur presenti in poche sequenze. Tant’è che diventeranno i veri protagonisti dei sette sequel del film, capitanati da Pinhead, pallido pelato dalla faccia ricoperta da 108 spilli, che diventerà icona pop al pari di Krueger, Jason Voorhees e la bambola assassina Chucky.
Hellraiser è, semplicemente, uno dei migliori film horror di sempre. Geniale, torbidamente visionario, eccellente sotto ogni aspetto, delirante nelle sue fantasie sadomaso e nei suoi incubi infernali: un’opera unica e appagante per tutti gli amanti dell’horror estremo, e non solo. Attenzione alla versione italiana, che lima certe scene splatter, senza comunque minarne gli effetti.