Irrequietezza
Protagonisti del nuovo film di Gus Van Sant non sono dei veri reietti della società, dei dropout, come spesso abbiamo visto nel suo cinema, ma sono comunque due personaggi al margine, due adolescenti che sono al limite tra la vita e la morte.
La sceneggiatura è stata tratta da una piéce teatrale, scritta dall’attore Jason Lew, che narra l’amore tra due sedicenni, Enoch (Henry Hopper) ed Annabelle (Mia Wasikowska).
Van Sant ci racconta dunque un rito di passaggio, un’età, quella adolescenziale, che conduce ad un cambiamento. Il film infatti inizia con delle riprese di strade, paesaggi che scorrono. Enoch per un incidente stradale ha perso i genitori, ma è stato in coma troppo a lungo e non ha potuto assistere al loro funerale, e passa il tempo come un vero outsider (o meglio out-timer) a giocare a battaglia navale con il fantasma di un kamikaze. Per trovare un contatto con la morte e sopperire al funerale mancato si intrufola alle cerimonie funebri di sconosciuti ed è qui che conosce Annabelle. E se Enoch era rimasto per tre mesi nel braccio della morte, ad Annabelle sono rimasti soltanto quegli stessi giorni per vivere, poiché è affetta da un cancro terminale. I protagonisti hanno entrambi un forte legame con la morte, Enoch riferisce addirittura di essere stato morto per alcuni minuti e sa che non c’è nulla oltre quel punto. Lei, ammiratrice delle teorie darwiniane, e forse dunque più consapevole del suo destino, appare una specie di figura eterea e sognante. Il loro amore è soprattutto una narrazione quasi fiabesca (certo da fiaba indipendente alla Van Sant), ma ciò che spicca è il relativismo del tempo. Se in Elephant i punti di vista della strage facevano dilatare la percezione del tempo, in Restless questo stesso termine fisico è predeterminato, eppure ha bisogno di essere vissuto in ogni suo singolo frammento. Annabelle infatti si chiede (pensando alla lunga storia dell’evoluzione) quanto valgano in fondo tre mesi, se non tanto quanto tre secondi o tre anni: la loro percezione dipende dalla prospettiva in cui li guardi e comunque non ha importanza. Il film di Van Sant sembra una fiaba anche nei suoi toni volutamente sbiaditi, i costumi e le architetture così fuori dal tempo (e forse troppo fashion vintage), i dialoghi di due spiriti legati al passato. Restless è la parabola di un giovane irrequieto.