Passe-moi le schtroumpf (Passami il Puffo)
Prima ancora di essere un cartone animato di successo – trasmesso in Italia dal 1982 – i Puffi sono stati una geniale intuizione nata dalla matita del fumettista belga Peyo.
Per quanto diretti ad un target pre-scolare, tra le righe degli originali schtroumpf (nome derivante da un vuoto di memoria dello stesso autore, che un giorno a pranzo con un amico non ricordando il vocabolo “saliera” disse “passe-moi le schtroumpf” – “passami il Puffo”) era possibile intravedere un fitto intreccio di richiami socio-culturali. I Puffi, in estrema sintesi, sono degli anticapitalisti globalizzati: abitanti di un villaggio formato da case-fungo tutte uguali, sono essi stessi identici tra loro. Indistinguibili, blu. Simpatici in egual misura, vivono una democrazia spontanea. Ogni Puffo riesce ad essere fino in fondo quello che è perché, data la neutralità del suo aspetto fisico, sviluppa per necessità una sua personalità (brontolone, quattrocchi, pigrone, vanitoso, tontolone e via puffando). Rilette a distanza di 50 anni, le storie di Peyo risultano ancora estremamente comunicative, anzitutto perché uno degli intenti principali del creatore era inquadrare i suoi piccoli gnometti all’altezza del terreno. Un meccanismo di partecipazione che permane anche nel cartoon per la tv: pur con evidenti esemplificazioni, chi guarda si sente tra i Puffi. Anzi, è di fatto un altro Puffo. È proprio questo il primo significativo cambio di registro che si avverte nella trasposizione cinematografica diretta da Raja Gosnell. Dopo essere stato introdotto nel loro magico habitat – tra rocamboleschi dialoghi puffosi e una foresta prospetticamente enorme – lo spettatore viene infatti catapultato nella New York contemporanea. Sono gli stessi ometti blu a finirci, tramite un portale situato in una grotta. Fuggono (come sempre) da Gargamella, che tuttavia riuscirà a varcare il vortice spazio-temporale per continuare la sua caccia. A questo punto finisce la magia, e svanisce la speranza di poter assistere ad una favola camp fuori dal mondo e dalle sue regole. Perso il discorso “filologico” sull’immedesimazione, c’è però altro a cui guardare: un più che riuscito villain impacciato e buffo (l’attore Hank Azaria dice di essersi sottoposto a 130 ore di trucco, speriamo non consecutive), una impeccabile morale sui valori della famiglia e persino un paio di incontri metatestuali, quando i Puffi scoprono grazie a Wikipedia e ad un fumetto l’origine della loro esistenza. Stonano solo i momenti danzerecci, su tutti la scena in cui i Puffi suonano la chitarra elettrica ballando Walk This Way degli Aerosmith. Ma a giudicare dalle risate fanciullesche in sala, il problema riguarda esclusivamente gli adulti.
I Puffi [The Smurfs, USA/Belgio 2011] REGIA Raja Gosnell.
CAST Neil Patrick Harris, Jayma Mays, Sofia Vergara, Hank Azaria, Tim Gunn.
SCENEGGIATURA J. David Stem, David N. Weiss, Jay Scherick, David Ronn. FOTOGRAFIA Phil Méheux. MUSICHE Heitor Pereira.
Commedia/Avventura, durata 103 minuti.