L’appartamento
Tratto dalla pièce teatrale Il Dio del massacro di Yasmina Reza, cosceneggiatrice del film, Carnage, escluse la prima e l’ultima inquadratura, si svolge interamente nelle stanze di un elegante appartamento newyorkese. Tra queste mura due famiglie dell’alta borghesia intellettuale e finanziaria si incontrano per risolvere le conseguenze di una rissa tra i rispettivi figli: gradualmente, le maschere della cortesia, del tono conciliatorio e del perbenismo si dissolvono, le vere nature prendono il sopravvento e il non detto emerge.
Nel cinema di Polanski, l’appartamento è un luogo ricorrente, non solo per le ovvie esigenze di ambientazione, ma anche perché ha spesso assunto un valore significante, accompagnando e sottolineando le inquietudini, le paure e le follie dei personaggi, come una grancassa che rimbomba le loro angosce, o che nasconde tensioni in attesa di scoppiare. Ricordiamo per esempio le porte e gli armadi di Repulsion, il palazzo e gli interni di Rosemary’s Baby, fino ad arrivare al caso più significativo, L’inquilino del terzo piano. Anche il film più recente dell’autore polacco, L’uomo nell’ombra, trova nelle fredde geometrie della villa in riva al mare e nel design dell’arredamento l’elemento ambientale e metaforico più efficace nell’accompagnare la crescita di consapevolezza del protagonista e l’emergere del senso politico dell’opera e del pessimismo che lo sorregge. Non sorprende perciò che Polanski abbia scelto di ambientare lo sferzante massacro che distrugge l’ipocrisia, le falsità, il perbenismo e il politicamente corretto dell’alta borghesia, obiettivi preferiti dal suo cinema, nello spazio limitato e angusto di un appartamento cittadino. Lo fa con genuina ed efficace cattiveria, e con una buon dose di acre e riuscito umorismo. Il film si basa molto sulla brillantezza dello script e sulle spalle dei quattro attori sempre in scena, tutti ottimi (Christoph Waltz e Jodie Foster un gradino sopra John C.Reilly e Kate Winslet), e questi ingredienti sarebbero sufficienti a garantire una buona riuscita. Polanski, però, non si limita certo a inquadrare i volti degli interpreti e affidarsi alla loro bravura e alla sagacia delle battute, e lascia un segno della sua presenza e autorialità in ogni sequenza: lo si vede nelle disposizioni dei personaggi nel piano, nell’uso degli specchi, nei movimenti di macchina e negli zoom, nei corridoi che sembrano più lunghi di quanto apparivano in scene precedenti, nel senso che assumono i singoli oggetti e nella bella inquadratura finale. L’epilogo, diverso da quello della piecè, può sembrare conciliante e speranzoso, ma, per contrasto con quello che è stato raccontato, risulta una sarcastica ed efficace sottolineatura del senso dell’opera, che suggella questo bel gioco al massacro dell’ipocrisia.
Carnage [id., Francia/Germania/Polonia/Spagna 2011] REGIA Roman Polanski.
CAST Christoph Waltz, Kate Winslet, John C. Reilly, Jodie Foster.
SCENEGGIATURA Yasmina Reza, Roman Polanski (tratto dalla piecè Il dio del massacro di Yasmina Reza). FOTOGRAFIA Paweł Edelman. MUSICHE Hervé de Luze.
Drammatico, durata 79 minuti.
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