DVD, USA 2008
È il momento, svegliamoci dal torpore e saltiamo il precipizio
Un muro adolescenziale difficile da abbattere e una “timida indipendenza cresciuta”, oramai difficile da “riempire”. Una ragazzina bionda e un uomo adulto, una nipote e uno zio, uniti da una donna – madre per l’una, sorella per l’altro – mai cresciuta, immatura, poco “solida”.
Questi sono i protagonisti di Sleepwalking di William “Bill” Maher, opera del 2008, prodotta da Charlize Theron – anche interprete del film nel ruolo di Joleen – , passata al Sundance Film Festival, distribuita in Italia in dvd dalla Medusa. Le solitudini di James/Nick Stahl e Tara/AnnaSophia Robb si incrociano, si mescolano, si scambiano la pelle, le ossa, le anime e lo fanno più per necessità che per scelta; il buon cuore di James, che accoglie la sorella e la nipote nella sua casa, si scontra con la ribelle rabbia di Tara, con la “ruvidezza” di quella adolescente che non perde occasione di dimostrargli il suo rancore, di quello scricciolo pieno di acredine e livore, troppo esperto del mondo per la sua età – “pretendo solo di non odiare la mia vita” -, in grado di stare perfettamente in bilico con i pattini a rotelle sul trampolino di una piscina, come su quello della vita. Poi una mattina qualcosa cambia, Joleen/Charlize Theron se ne va e lascia fratello e figlia così, alla deriva, soli e silenziosi; Tara conduce i giochi, è lei che decide di andare a “trovare” il compagno della madre in carcere per avere notizie, è lei che dice “domani non si va né a scuola né al lavoro, si va a cercare mamma”, è lei che chiede allo zio di non riportarla più all’orfanotrofio in cui l’hanno rinchiusa; James dall’altra parte, subisce – come ha fatto sempre nella vita: dal padre/Dennis Hopper, manesco e autoritario, dalla sorella – , si fa accompagnare, condurre, guidare pur di far felice la sua compagna di viaggio. Lui per lei si mette al volante – nonostante da tanto tempo non guidi più -, si fa licenziare, mente alla polizia; Tara invece, come un fiore solitario battuto dai venti della notte, viene percossa e inondata dalla vita e dalle situazioni che gli adulti – la madre, gli assistenti sociali, il nonno – e la sorte le appiccicano addosso. Il film di Maher è un road movie lirico e delicato, ansiogeno e “solitario”, in cui i protagonisti sono alla ricerca di un luogo dove poter vivere senza paura; in quella macchina, dove l’unica legge è “possiamo andare in qualunque luogo tu desideri” , tutto diventa una sorpresa, i due si aprono l’uno all’altro come due bachi da seta, pronti a trasformarsi, e cogliamo i gesti teneri di James nel controllare, come un padre amorevole, il sonno della nipote, ci sorprendiamo dello sguardo divertito di Tara al racconto di una barzelletta che non fa ridere, conserviamo gelosamente le immagini di una corsa all’aria aperta fatta di complicità e risate. James è il “dormiente” del titolo, il sonnambulo che si desta e esclama, “Fino adesso è come se avessi vissuto in un sogno, un brutto sogno, come un sonnambulo. Grazie, tu mi hai svegliato”, è lui che si desta dal torpore facendo esplodere, in modo fragoroso, quella bolla di sapone in cui si era sentito protetto, e che taglia quel cordone ombelicale che lo tiene legato ad un nulla esistenziale che lo ha fatto respirare e dal quale si è nutrito. È uno che si sacrifica, che si dà completamente in nome dell’Amore, afflato sentimentale generoso e prodigo, è emblema delle parole “Nausea-nti” di Sartre che dice “Mettersi ad amare qualcuno è un’impresa. Bisogna avere energia, una generosità, un accecamento. C’è perfino un momento in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa”. Certo un’opera non perfetta – partendo dai ruoli stereotipati, per arrivare alla struttura della storia, in cui si ha spesso la sensazione del déjà-vu – , trascinata in alcune parti, troppo forzata in altre, pensiamo alla scena della fattoria, al ruolo del padre, una sorta di “strega cattiva delle favole”, contro cui riversare tutti i soprusi, le angherie, le botte, comunque un film che si sedimenta in noi.