Revolutionary Road
La sezione “Orizzonti” dedica a Venezia 68 una retrospettiva alla scena underground italiana degli anni ’60 e ’70: tra le opere presentate anche la preziosa pellicola Anna, finalmente restaurata.
Alberto Grifi e Massimo Sarchielli sono gli autori del documentario girato nel corso di sei mesi nel 1972. Siamo ormai avvezzi oggigiorno ad un certo genere di film di ricerca, che segue la vita di alcuni personaggi per raccontarne l’intero contesto in cui sono inseriti. Il cinema di Grifi e Sarchielli era, ed è ancora, rivoluzionario, sia nell’estetica sia nei suoi propositi. La realtà che Anna racconta è quella di una Roma diversa, quando ancora Piazza Navona era un ritrovo di hippies, artisti, vagabondi, tossicodipendenti, viveur; gente stramba insomma, che non ricorda di certo l’accozzaglia di turisti americani che popolano oggi la stessa piazza decorata dal Bernini. Ma il centro della sperimentazione di questo film è proprio Anna, una sedicenne tossica ed incinta. Inizialmente Grifi aveva provveduto a darle alloggio a casa propria, e da qui è nata poi l’idea con Sarchielli di farle interpretare una sceneggiatura. Ma come nella vera docu-fiction, così in Anna è la realtà infine ad essere raccontata, quella quotidiana. Quattro ore delle originarie undici di girato che ci fanno scoprire un’Italia diversa, ma afflitta in qualche modo dagli stessi problemi post-crisi. Nel 1972 ci sono ancora gli idealisti però, marxisti ed anarchici, che confidano in una prossima rivoluzione. Ci sono i lavoratori onesti (“che obbediscono ai padroni”), e quelli che invece, magari folli figli di papà, ammettono onestamente di non avere alcuna voglia di lavorare. Ed Anna infine, così innocente, eppure così “stronza”, è soltanto una ragazzina sperduta in un circolo vizioso dal quale non uscirà mai. Il restauro dell’opera, effettuato dalla Cineteca Nazionale con i laboratori “La Camera Ottica” e “Crea” dell’Università degli Studi di Udine – Dams Gorizia ha riportato alla luce un lungo documentario sperimentale e innovativo per l’epoca, che non ha mezzi termini, non si preoccupa delle convenzioni, ma lascia che sia la realtà stessa a raccontarsi. Un’epoca, lontanissima ormai ai nostri occhi, registrata su una pellicola di bassa qualità, con una delle prime cineprese mobili, che ci ricorda quanto si poteva ancora sognare, sovvertendo liberamente le regole. Erano soltanto una quarantina d’anni fa, ma la realtà oggi assomiglia più ad un film di finzione, piuttosto che a se stessa.
Anna [Italia 1975] REGIA Alberto Grifi, Massimo Sarchielli.
SOGGETTO Massimo Sarchielli, Roland Knauss, Alberto Grifi. FOTOGRAFIA Alberto Grifi. MONTAGGIO Alberto Grifi.
Documentario, durata 225 minuti.