Lady Legacy
L’inquadratura punta ossessiva e reverenziale sulla consegna della chiave nelle mani dell’estasiato protagonista, Elzober, che dopo anni di sacrifici decide di diventare proprietario di una Subaru nera metallizzata, quattro ruote che corrono veloci, desiderata come un figlio, amata come una sposa alla quale si promette il mondo. Rubata dopo la prima notte di nozze.
Di conseguenza ha inizio un’impacciata, ma quanto mai disperata, ricerca del mezzo, attraverso l’aiuto di amici, parenti, un ladro, una maga e un’impiegata maldestra. Tra tutti, però, il vero chiodo fisso è la macchina, da utilizzare per accompagnare una sposa in chiesa, per provocare l’invidia dei vicini, per sentirsi potente; sogno ricorrente, prende le sembianze di una donna misteriosa, troppo bella perché Elzober se la meriti. Una dimensione surreale accoglie una babele di lingue – da qui la saggia decisione di non avvalersi del doppiaggio – e un’eterogeneità di tradizioni che si amalgamano, dall’agnello da sacrificare nelle occasioni speciali, al colore rosa tipico dei fiori di ciliegio, simboli preziosi in Giappone. Ogni dettaglio costruisce la vicenda: cangiante la musica che accompagna gli stati d’animo e le azioni dei personaggi, fino comunicare al posto delle parole; a volte il campo è lasciato libero alla scenografia che, avvalorandosi anche di grandi silenzi, esplora il paesaggio alla naturale luce del sole e nelle sue dense sfumature. Senza battute scontate su luoghi comuni e pregiudizi, che provocherebbero grasse ma vuote risate, si preferisce una sottile ironia che racconta un capitolo divertente nella vita quotidiana di persone normali, eccezione fatta per la stravagante collega del protagonista, una ragazza giapponese sempre allegra, esplicitamente in cerca di un marito. Nel film non c’è la pretesa di parlare del conflitto israelo palestinese, nessun riferimento né agli scontri né alla pace; in un paese dove sembra assurdo voler scherzare, nasce una storia che, invece, mostra quanto simili siano le disavventure di ogni essere umano, indipendentemente dal luogo che abita.