Una disincantata e necessaria singolarità
L’origine letteraria di Singolarità di una ragazza bionda, tratto da un racconto di Eça de Queirós, si riverbera nella cornice che dà inizio alla narrazione, il viaggio in treno del protagonista verso l’Algarve.
Fedele al detto “quello che non racconteresti a tua moglie o ai tuoi amici, raccontalo ad uno sconosciuto”, Macario (il ricorrente Ricardo Trêpa che, barista “sconosciuto” a sua volta, raccoglieva le confidenze di Piccoli in Belle Toujours) si rivolge alla vicina di posto per narrare la sua storia travagliata di amore e di ingenuità. Come in un’epoca lontana, Macario si innamora della bella Luisa guardandola dalla finestra, ma il coronamento del loro amore sarà più difficile del previsto, ostacolato da uno zio capriccioso, da problemi economici e da qualche errore di valutazione.
I numerosi tendaggi, le porte e finestre che ornano le immagini sono come quinte e sipari, e la bellezza d’altri tempi del ventaglio cinese di Luisa, vezzo antico e ulteriore mezzo di occultamento e disvelamento, affascina Macario almeno quanto i biondi capelli della “rapariga”. E’ cinema di piani immobili, di sguardi che non sempre si incrociano, di ironici dialoghi affettati, quasi rivolti a chi è al di qua dalla quarta parete. Le suggestioni teatrali si concretizzano nella lussuosa casa del notaio, dove si gioca metatestualmente sulle identità e sullo spettacolo: si applaudono una suonatrice d’arpa e l’attore Louis Miguel Cintra che recita una poesia di Alberto Caeiro, ovvero Pessoa; ma una volta fuori dalle confortanti mura del “salotto culturale” le ingiustizie della vita non fanno sconti. L’integrità morale di Macario è inadeguata anche nella Lisbona-che-non-c’è dell’ultracentenario De Oliveira: si può poco e niente contro le insensate sciocchezze di certi uomini e certe donne, che soffrono e fanno soffrire. Così, il racconto del giovane termina, ma il finale è per lei, l’incontentabile Luisa, enigmatica e forse crudele, ma infine anche lei sconfitta.
De Oliveira continua ad indagare il mondo con gli strumenti dell’eleganza stilistica e del rigore, perfettamente bilanciati dall’occhio beffardo e disincantato con cui racconta le azioni circoscritte dei suoi personaggi. Uno sguardo più giovane di tanti giovani, che ogni volta regala grande cinema e di fronte al quale non ci si può che inchinare.