Intervista con Francesco Bruni
Francesco Bruni è uno dei più importanti sceneggiatori italiani: è conosciuto dai più come lo sceneggiatore di Paolo Virzì, di cui ha scritto il copione di tutti i film, ma ha lavorato molto anche con Mimmo Calopresti (La seconda volta, Preferisco il rumore del mare, La felicità non costa niente).
Ha sceneggiato anche le esperienze cinematografiche del duo comico Ficarra e Picone (Nati stanchi, il 7 e l’8.), e ha collaborato, tra gli altri, con Giuseppe Bertolucci (Il dolce rumore della vita), Francesca Comencini (Le parole di mio padre) e Marco Risi (Il continente nero). Ha lavorato anche per la televisione, soprattutto sceneggiando episodi della serie dedicata al commissario Montalbano. Inoltre, è giurato del Premio Amidei: proprio nell’ambito del festival goriziano, a seguito di un incontro dedicato al compianto Corso Salani a cui la sceneggiatore ha partecipato, abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo e di scambiare due chiacchere amichevoli sul suo lavoro e sulle sue esperienze. Bruni ha appena concluso la sua prima esperienza da regista, girando Scialla (espressione giovanile che significa stare tranquilli, prenderla comoda), interpretato da Fabrizio Bentivoglio, Filippo Scicchitano e Barbara Bobulova, che aprirà a Venezia la sezione controcampo. La breve intervista parte proprio da questo film.
Lei ha appena girato “Scialla”, il suo esordio da regista: ci parli di questo film Scialla è una commedia, con al centro due personaggi: un padre e un figlio che non si conoscono; il padre non sa di avere un figlio, e il figlio non sa di avere un padre. Le circostanze della vita li pongono in una convivenza forzata, per la quale il padre mancato deve prendersi cura di questo figlio e cercare di rimetterlo in carreggiata, sia dal punto di vista scolastico che esistenziale.
L’approdo alla regia è un obiettivo che si era posto fin dall’inizio della sua attività? No. Non ci avevo mai pensato, avevo anzi rifiutato altre proposte e richieste perché ero, e continuo ad essere, soddisfatto del mio lavoro di sceneggiatore. Questa volta, per la prima volta, mi hanno chiesto di scrivere una commedia in totale libertà, e soprattutto senza un regista di riferimento. Una volta scritta, mi hanno proposto di girarla, e senza problemi ho accettato.
Ha intenzione di ripetere l’esperienza? Sì. mi è piaciuto molto: è stato bello, emozionante. Mi piacerebbe rifarlo, magari non immediatamente, ma ci riproverò.
Passando alla collaborazione con Virzì: molti critici definiscono il regista toscano come il principale erede della commedia all’italiana; anche in base al suo essere sceneggiatore, ricordando la centralità che questa figura aveva in quella stagione, pensa sia una definizione giusta e calzante? Se si parla di commedia all’italiana, e non di ogni commedia italiana, di un tipo di commedia quindi amara, problematica, con uno sguardo sul sociale, la definizione è giusta. Non è l’unico (Francesca Archibughi, Daniele Lucchetti, per esempio), ma ha preso il testimone di quella scuola attraverso il magistero di Furio Scarpelli; sì, possiamo dire che, oggi, Paolo è il vero re del genere.
Quindi, quando scrivete, siete consapevoli di questa eredità? Inevitabilmente ci riferiamo ad un cinema che abbiamo amato molto, e agli insegnamenti di Furio Scarpelli e Suso Cecchi D’Amico. Non è che ci pensiamo consapevolmente, ma insomma…
Scorrendo la sua filmografia, ho notato che il tema della paternità, il soggetto del suo esordio alla regia, sia apparso più volte nelle opere sceneggiate lungo la sua carriera: per esempio, in “Preferisco il rumore del mare” di Calopresti. All’epoca del film di Calopresti era casuale, ora è una ricerca più consapevole e voluta. Sono padre di due figli che iniziano ad avere autonomia e pensiero. Analizzare la dialettica tra noi e loro, la nostra età e la loro, è quindi un tema che ora mi affascina molto.
Rimanendo su Calopresti, lei ha collaborato molto anche con questo regista, molto diverso per stile e contenuti da Virzi. Ho cercato e cerco di fare un cinema diverso, non vorrei settorializzarmi. Scrivo film che mi piacerebbe andare a vedere, e sono uno spettatore vasto. Ho partecipato, infatti, ai film comici di Ficarra e Picone, o alla tv generalista con la serie del commissario Montalbano. Mi piace mettermi a disposizione di varie cose, a patto che io ne approvi il contenuto.
Quali sono i progetti per l’immediato futuro? Continuare a fare il regista, ma ancora non so bene che storia prenderò. Stiamo finendo di scrivere il prossimo film di Paolo, le cui riprese, spero, partiranno in autunno. Sto partecipando inoltre alla scrittura del prossimo film di Umberto Carteni, interpretato da Fabio Volo e tratto dal romanzo Studio illegal; sarà una commedia sofisticata ambientata nel mondo degli avvocati d’affari.