L’eroe scoraggiato
Blockbusters alla “prova” Italia, estate sempre meno calda e cinema sempre meno “estivi”, è successo con Cars 2 poi con Harry Potter e i doni della morte parte 2 e adesso con Captain America: il primo vendicatore.
I fondi di magazzino ormai non sono più gli unici protagonisti delle stanche estati cinematografiche italiane e allora il critico finalmente si ritrova a poter recensire anche dei prodotti interessanti e soprattutto in contemporanea con gli USA, paese in cui la stagione calda è la più florida dal punto di vista cinematografico.
Per preparare il pubblico al tanto sbandierato film sui Vendicatori, in casa Marvel si sfornano negli ultimi anni pellicole che descrivono la genesi e le peripezie dei personaggi che compongono la squadra del futuro blockbuster, in questo caso il paladino USA per eccellenza, forse il più “umano” ma di sicuro quello che incarna meglio i connotati di una nazione. Fin dalla sua creazione in fumetto negli anni’40, Capitan America rappresentava la bellicosità e il nazionalismo americano, e anche se risulta un po’ anacronistico il film a lui dedicato parte da questi principi. La pellicola di Joe Johnston si può dividere in due parti: la prima, come ogni film Marvel, racconta la genesi del supereroe mentre la seconda è il solito accumulo di boati e azione che alla lunga ormai sa di già visto e monotono. E’ vero, questa cinematografia proviene da dei fumetti ma ormai lo spettatore è saturo dalle scene di azione che nei vari film in qualche modo si ripetono e dispiace constatare che raccontare le caratteristiche dei protagonisti sia una cosa secondaria, bisognerebbe ricordare che il cinema di intrattenimento può essere anche intelligente. La maggior parte degli eroi Marvel racchiude dentro di sé una genesi epica e dolorosamente umana che spesso al cinema rappresenta solo il contorno, in Captain America la prima mezzora è intrigante e sembra narrare un altro film che coraggiosamente si poteva fare. Ciò che perde di vista il regista è l’anomalo carattere di Steve Rogers, il vero nome dell’eroe, uno dei personaggi meno sbruffoni e arroganti della Marvel: Capitan America non ha super poteri ( ha una super –arma, il caratteristico scudo a stelle e strisce) ma il siero che lo ha reso invincibile ne amplifica la bontà, l’ingenuità e il senso di smarrimento e la testardaggine, doti che nel film si ritrovano a sprazzi. Tutto il resto è noia, con i consueti scontri tra buoni e cattivi e dialoghi inutili e banali. Non servirebbe tanto per fare un film “diverso”, basta pensare ai Batman di Tim Burton e ai più recenti di Nolan, il contorno può essere l’azione e l’uomo-eroe il fulcro del film, ma forse è solo il sogno disilluso di una manciata di cinefili. L’unico elemento interessante della pellicola sono le ottime ambientazioni e la mai banale fotografia che elevano in parte una regia anonima e “di servizio”. Un’altra occasione mancata per descrivere un mondo appassionante e oscuro, ci salvi chi può dall’arrivo dei Vendicatori!