Premio Sergio Amidei, Gorizia 14-23 luglio 2011
ITALIA 2010
Viaggio sentimentale
Fuggire da un destino già scritto, che incombe, come una spada di Damocle sulla propria testa;
rivivere la Storia infelice delle donne della propria famiglia; riavvicinarsi al proprio padre, pur staccandosene con un atto di forza, facendo le proprie scelte con tutta se stessa, con l’impeto libertario di una pasionaria. Questa è la storia di Almost Married-Come dire a mio padre che voglio sposare un ragazzo italiano, documentario di Fatma Bucak e Sergio Fergnachino, presentato al Premio Sergio Amidei, nella sezione Italia 150: La scrittura migrante. Fatma ha lasciato la sua terra d’origine, scontrandosi col padre, per andare alla ricerca della sua strada in Italia.
A Torino diventa fotografa, conosce Davide, uomo di cui si innamora e con cui lavora. Dopo cinque anni di lontananza la giovane decide di tornare in Turchia per spiegare, riportando tutto a casa, la fotografia, l’amore, quello che è diventata. La giovane teme l’incontro col padre, ha paura che egli non riesca ad accettare l’uomo che ama, ma soprattutto Lei; Fatma viene seguita da una telecamera, sempre e comunque, in ogni luogo, in ogni circostanza, e così le viene raccontata l’educazione sentimentale delle donne della sua famiglia. Per riallacciare un rapporto col padre, silente in tutti questi anni di fuga sotto il cielo italiano, coglie il pretesto del matrimonio di una cugina in un villaggio curdo. Le cugine, le zie, segnate dalle decisioni familiari parlano dei loro matrimoni, della loro felicità/infelicità; spaventata per la reazione che il padre potrebbe avere, per ciò che può scoprire di se stessa in questo ritorno alle origini, si chiede: “cosa spero di cambiare?” “perché sono partita per questo viaggio con mio padre?”. Le foto di Fatma, le immagini del matrimonio che esprimono tutto ciò che lei è, ciò che lei vuole essere e ciò da cui è scappata, coesistono in un documentario sincero, appassionante nel suo evolversi, struggente in questa storia d’amore tra uomo e donna, e in un’amorevole scoperta tra padre e figlia. I registi ci conducono in un universo vicino e lontano, in cui si mescolano tradizione e modernità, conservazione e ribellione che entrano inevitabilmente a far parte della vita d’ognuno di noi. Attraverso i suoi occhi e la voce narrante, Fatma ci consegna un’opera delicata e intensa, proprio per la “veridicità” della sua storia ma è anche un viaggio – che ha come compagni una buona dose d’ironia e umorismo – alla conquista della libertà e del consenso del padre, raccontando anche lo scontro tra due generazioni, quella della giovane Fatma che cerca con le unghie e con i denti di farsi spazio nel mondo, e quella di suo padre, legato alla tradizione ma pronto a “rivisitarla” quando si tratta della felicità della figlia.