Obbedisci, e poi fa ciò che vuoi
Due storie d’amore parallele, quattro bambine che si ritrovano legate in un vincolo che va ben oltre la semplice amicizia, che parla di lealtà, conforto, l’esserci sempre l’una per l’altra, diventando sorelle giurate, laotong per diecimila anni.
Così, Giglio Bianco e Fiore di Neve rappresentano, nella Cina del XIX secolo, quello che diventano Nina e Sophia nella Shangai di oggi: due donne fronteggiano doveri, scelte e obblighi disobbedendo pur di rimanere insieme. Nel film, nato grazie alle pagine di Fiore di Neve e il Ventaglio Segreto di Lisa See, non si narra solo la storia passata, totale protagonista del romanzo, ma questa viene filtrata attraverso il ricordo di due moderne laotong, che vedono nel loro legame quello che è stato per le loro antenate. Il racconto viene epurato da tutto ciò che è semplice contorno: il rapporto con la famiglia d’origine, col marito, con la società, essere fantasmi dai piedi piccoli. Quello che rimane è il profondo sodalizio tra donne, il trovarsi, lo scriversi di nascosto messaggi attraverso il nu shu, il linguaggio esclusivo delle donne, usato per lasciar parlare il proprio cuore, ricamato su tessuti, scritto nelle lettere o tra le pieghe di un ventaglio. Quest’ultimo è l’elemento fondamentale che fa procedere entrambe le vicende, veicolo di pensieri per le une, documento storico fondamentale per le altre. Permette di focalizzare l’attenzione su un rapporto forte, incrinato ma ristabilito attraverso la sofferenza, che fa da collante tra le due storie molto diverse tra loro: da una parte il passato, tratteggiato con toni caldi, focalizzato sui dettagli e sulla lingua originale, dall’altra il presente, frenetico, asettico, che irrimediabilmente dimentica ciò che è venuto prima. Un argomento difficile da trattare viene mitigato attraverso una perfetta costruzione melodrammatica, fatta di silenzi e consapevolezza di essere ancora lontani dal conoscere fino in fondo quello che era una realtà amara e prestabilita. Oppure ancora troppo timorosi di svelarla.