Paura, delirio e divertimento in Tailandia
Provando a cavalcare l’onda del “nuovo cinema orrorifico nipponico” (ammesso che esista) la Tailandia da qualche anno a questa parte si sta specializzando nella produzione horror, sulla scia dei vari Dark Water, Ring, The Grudge e di tutti i cosiddetti J-Horror in grado di sfondare in occidente.
Enormi successi casalinghi, i lavori made in Thai tuttavia faticano a superare i confini nazionali, poco sorretti dal mercato estero – gli Usa preferiscono la via vampirizzante del remake – o mal distribuiti. A questa seconda categoria appartiene Phobia 2, annunciato fra le uscite estive 2011 e poi, con una logica che con ardito eufemismo ci limiteremo a definire casuale, non più confermato. Qualunque sia il suo destino futuro – la distribuzione in sala, il circuito home video o la totale mancanza di visibilità “ufficiale” – la domanda di fondo resta: ha senso proporci un seguito privato del suo primo ed introduttivo capitolo? Per quanto sequel puramente nominale – si tratta di film ad episodi – Phobia 2 è comunque legato al suo predecessore, quel 4bia che si aggiudicò la medaglia d’argento al Far East Film Festival del 2008, secondo solo all’irraggiungibile Departures. Mandare al macello un film del genere senza alcuna minima introduzione significa svilire un intero progetto perché, oltre ai sopraccitati 4bia e Phobia 2, pellicole come Shutter, Alone e Body (altro invisibile che avrebbe dovuto fare capolino nei cinema italiani) sono il risultato di una pianificazione portata avanti da un collettivo di giovani autori che, dando libero sfogo alla propria creatività (d’altronde l’aggettivo “thai” significa proprio “libero”) si sono imposti un unico nobile obiettivo: dare voce alle nuove generazioni tailandesi, stanche di sentirsi associate unicamente alle coreografiche e arcaiche arti marziali in stile Ong Bak. Paurosa ma col sorriso sulle labbra, quella della coppia 4bia–Phobia è una messinscena dello spavento e delle impennate di volume, da seguire ed accettare come si farebbe con i racconti di Halloween o le favole della (non) buonanotte. Dei 5 episodi di Phobia 2 sono due i più riusciti e degni di menzione: il road-zombie-movie Dorm, incentrato su due autostoppisti e un camion pieno di morti che camminano; e l’auto-referenziale In the End, con una troupe intenta a finire le riprese di un film nonostante l’attrice che interpreti il fantasma muoia e ritorni sul set… da fantasma. Meglio l’originale 4bia, ma sgombrando la mente da pretese e diffidenze ci si può benissimo terrorizzare anche con queste nuove “phobie”. E divertire, dato che la saga è anzitutto una presa in giro delle superstizioni e delle obsolete credenze ancora radicate nella cultura tailandese.
Phobia 2 [Ha phraeng, Tailandia 2009] REGIA Banjong Pisanthanakun, Visute Poolvoralaks, Paween Purikitpanya, Songyos Sugmakanan, Parkpoom Wongpoom.
CAST Jirayu La-ongmanee, Ray MacDonald, Chumphorn Thepphithak, Apasiri Nitibhon.
SCENEGGIATURA Banjong Pisanthanakun, Visute Poolvoralaks, Paween Purikitpanya, Songyos Sugmakanan, Parkpoom Wongpoom. FOTOGRAFIA Naruphol Chokanapitak, Jira Maligool, Somboon Piriyapukdeekul, Paween Purikitpanya, Niramon Ross. MUSICHE Therdsak Chanpan, Chatchai Pongprapaphan.
Horror, durata 120 minuti.