Torino, 17 marzo – 17 novembre 2011
Una progressiva integrazione di spazi e realtà
Nell’ambito delle manifestazioni che Torino offre per il compleanno dell’Italia, spicca la mostra Fare gli italiani: 150 anni di storia nazionale..
L’iniziativa si pone l’obiettivo di raccontare la storia del nostro paese concentrandosi sugli aspetti culturali e sociali che hanno formato l’Italia e gli italiani: è il racconto quindi, come sottolineano i curatori (gli storici Walter Barberis e Giovanni De Luna), “di una progressiva integrazione di spazi e realtà inizialmente separati e conflittuali”.
La manifestazione deve accontentare sia la cerchia degli esperti, sia rivolgersi a un pubblico il più vasto possibile, potenzialmente a digiuno di storia o vittima di luoghi comuni: per questo la difficoltà più grande era quella di essere accessibili e semplici senza essere semplicistici, e di riuscire a dare una lettura originale e valida. Obiettivo raggiunto, grazie anche all’elemento che più qui ci interessa: il grande spazio dato alle fonti audiovisive e multimediali.Fare gli italiani regala, innanzitutto, un grande impatto visivo e scenografico, favorito dalla sede in cui si svolge (delle vecchie, lunghe e alte e completamente di mattoni, officine dell’800 in cui si riparavano i treni) e dall’illuminazione essenziale, che proviene quasi totalmente dai materiali esposti e che contrasta con il buio del resto dell’edificio.
Per rendere il tutto interessante e accessibile, si è cercato di fornire un’esperienza multisensoriale, dove sono soprattutto la vista e l’udito, non sempre collegati tra loro, a guidare lo spettatore nei meandri della nostra storia; per esempio; si susseguono voci e volti illustri, e altri di persone comuni, passando così da anonime testimonianze di emigrati alle parole, per esempio, del generale Dalla Chiesa, alla ricostruzione di scene di vita contadina, fino alla riproduzione delle trasmissioni radio durante la guerra.
Son presenti anche il tatto e l’olfatto: così, quando si entra nella ricostruzione di un’officina, si sente l’odore di “fabbrica”, oppure toccando una lavagna, facendo il gesto di cancellare, si susseguono immagini di scolaresche vestite a seconda dello stile del periodo.
La scelta scenografica e “sensoriale” serve per prima cosa ad attirare lo spettatore di ogni gusto e grado di conoscenza, ma non per stordirlo con gli effetti speciali e nascondergli un vuoto tematico: al contrario, è per accompagnarlo in contenuti validi e pregnanti, e per introdurlo meglio nella complessità della nostra stratificata storia culturale e sociale.
In secondo luogo, sottolinea l’importanza dei documenti audiovisivi per la ricerca storica: fotografie, filmati, spezzoni di film, “la storia orale”, e le lettere sono, per la storia contemporanea, materiale di studio fondamentale; e questo è confermato dalla posizione dominante che hanno in questa mostra.