Mi chiamo Attrezzi, Carl Attrezzi
Cars è stato il più sottovalutato film della Pixar. Questo seguito, pur inferiore, conferma il talento degli animatori della casa americana e promuove Cricchetto da spalla comica a protagonista, a discapito del meno simpatico Saetta McQueen.
Orfano dell’esperto Hudson Hornet, suo mentore nel primo film, Saetta si è ormai montato la testa, dopo aver vinto ben quattro Piston Cup.
Quando il cattivo, il professor Zündapp, un’automobile dall’accento tedesco, si chiede “Chi ci fermerà ora?”, lo stacco di montaggio conduce, con un rapido salto nello spazio e nel tempo, proprio ad un’inquadratura di Cricchetto, ancora ignaro dell’intricato complotto in cui sarà coinvolto. Verrà infatti scambiato addirittura per un agente segreto americano, ma non sfigurerà affatto.
Pur non mancando gag divertenti, Cars 2 è apprezzabile soprattutto per la trama spionistica, atmosfere e musiche alla James Bond, inseguimenti, esplosioni e ritmate sequenze d’azione, abbastanza efficaci, come quella iniziale. C’è persino una scena di tortura, ispirata chiaramente ai film di 007.
Sorvoliamo sull’immagine stereotipata dell’Italia, per l’ennesima volta rappresentata con tanto di mandolini suonati per strada. Ed è proprio di origine italiana il rivale di Saetta, Francesco Bernoulli, sbruffone e mammone come da tradizione…
In Cars 2 si affronta il tema dell’amicizia, quella tra Saetta e Cricchetto, ma c’è anche una riflessione, forse un po’ confusa, sul tempo e sull’evoluzione, anche tecnologica, dell’uomo, come in Wall-E. Cricchetto, in Giappone, ha infatti un rapporto complicato con la tecnologia, che ricorda la completa alienazione di Bill Murray in Lost in Translation. Inoltre, Zündapp guida una banda di catorci, che, come i giocattoli invecchiati di Toy Story 3, sembrano non avere futuro e cercano di ostacolare la sostituzione della benzina con un nuovo carburante. Infine, le lancette del Big Ben, simbolo del tempo che passa, si fanno quasi strumenti di morte…