Lo sguardo del branco
Immagini crudeli e umiliazione dell’anima. Sarah Bartmaan a Londra si esibisce come animale primitivo e aggressivo di fronte a un insieme di occhi avidi, egoisti, e poco umani.
Il pubblico è affamato, senza accorgersene continua a nutrirsi della sofferenza altrui, e della stessa forza di quel branco che si è creato nel medesimo istante nel quale si è mostrato su un palco un corpo definito diverso. Si esibisce la diversità, si crea consenso. Gli astanti divertiti condividono lo stesso sguardo ferino, senza rendersi conto che il vero terribile spettacolo è quello della crudeltà vorace di quel guardare così invasivo, così distruttivo. La gente di Londra, le élite libertine di Parigi, gli uomini di legge, gli scienziati, le prostitute, e tutti gli uomini e tutte le donne condividono la stessa esperienza e lo stesso sguardo. Protagonista non è Sarah Bartmaan, né il suo corpo; continua attenzione viene data al modo di guardare, alle espressioni incuriosite del pubblico, spesso appartenenti a volti femminili. Il voyeurismo, la spettacolarizzazione del corpo, il diverso, il razzismo di cui ci parla Kechiche appaiono così crudeli perché l’attenzione non è rivolta esclusivamente al corpo di Saartjie, ma soprattutto allo sguardo crudele del pubblico, impossibile da ignorare. Donne e uomini elegantemente vestiti, che immaginiamo impegnati e professionali nel proprio ruolo sociale, perdono qualsiasi pudore di fronte allo spettacolo della venere nera: ridono impazziti, guardano affamati, si spogliano della propria maschera. Ma ciò che permette questa nuova e primitiva libertà è realmente il corpo nudo di una venere primordiale, o è semplicemente il lupo che desidera sentirsi forte all’interno del branco, ignorando completamente quelle leggi morali che regolano l’agire umano?
Due ore e mezza di violenze fisiche e psicologiche non sono facili da sopportare, ma quello che spaventa di più di questa pellicola è l’esperienza del branco analizzata dalla macchina da presa nei volti e nei comportamenti del pubblico di Sarah Bartmaan.