C’è bisogno di coerenza anche nella volgarità
“Ti concedo una libera uscita, una vacanza di sette giorni dal matrimonio”; con queste magiche parole tutti i sogni di un marito sembrano, in potenza, diventare realtà, si può fare tutto, non solo pensarlo, e tutto con il permesso della propria moglie.
È questa la trama di Libera uscita, l’ultimo film dei fratelli Farrelly, Bobby e Peter. Sono passati quattro anni dall’ultima commedia dei nostri, un periodo lungo – forse non abbastanza – , servito loro per scrivere un soggetto e una sceneggiatura in cui si racconta di Rick/Owen Wilson e Fred/Jason Sudeikis, amici immaturi, superficiali e malati di sesso, non troppo avvenenti, non troppo intelligenti, non troppo giovani, che, liberatisi dal cappio matrimoniale, scorrazzano per la città, in preda ai loro ormoni, alla ricerca di un coito appagante. I due Priapi, seguiti dai loro “allupati” e “curiosanti” sodali, sono convinti di essere ancora sulla breccia, seduttori e pronti a portarsi a letto una coniglietta o una miss maglietta bagnata. I registi americani, noti per Scemo e + scemo, Tutti pazzi per Mary e per la loro vis demenziale, qui proseguono la strada imboccata con Lo Spaccacuori e annacquano il loro linguaggio degli eccessi e la “semantica” della volgarità nella romantic comedy. Se l’idea iniziale è quella della risata sguaiata, esagerata, priva di contenuto, che si regge su membri maschili e seni abbondanti, su “sesso parlato” e poco consumato, allora bisogna avere il coraggio di portare a casa tutto questo, se si vuole fare un film, surreale e oltraggioso, poco originale, con sketch già visti, allora bisogna mostrare allo spettatore un film brutto, volgare e un po’ deficiente, ma questo a tutti i costi. Qui invece si ride, quasi per disperazione, ma poi il film cerca di colpire i cuori delle più “tremendamente” romantiche, “commuovendole” per i coniugi pentiti, che riscoprono fedeltà e famiglia; e questa, parliamoci chiaro, non è coerenza. L’interpretazione dei protagonisti è molle, adagiata sulla mancanza di contenuto, il ritmo della storia è lento. Anche nella volgarità c’è del metodo e allora dove sono finiti i vecchi Farrelly?