Gli x-men entrano nella storia
X-Men: l’inizio segna l’avvio di una nuova trilogia dedicata agli eroi creati nel 1963 da Stan Lee, giunti alla loro quinta apparizione cinematografica.
Al di là del fatto che il film possa essere considerato un prequel, raccontando le origini, la presa di consapevolezza e il primo incontro dei supereroi mutanti, oppure, essendo alla base di una nuova saga con nuovi interpreti, un reebot, ciò che conta è che il nuovo regista Matthew Vaughn sia riuscito a ridare smalto dopo il deludente e inconcludente mezzo flop di Wolverine: le origini.
Vaughn, infatti, pur limitando ad una manciata di momenti l’umorismo che aveva caratterizzato i suoi film precedenti, Kick-Ass e il fantasy Stardust, riesce a tenere alti e costanti il ritmo e la tensione: non raggiunge i livelli di “personalità” e di autorialità mostrati da Raimi e Nolan, ma ha il merito, non irrilevante, di garantire divertimento e coinvolgimento anche a chi non è appassionato del genere e a chi conosce poco o nulla degli X-Men, del fumetto come dei film.
I personaggi, infatti, non sono abbozzati o accennati come se si assistesse ad una sfilata per pochi eletti e appassionati, ma si cerca un loro approfondimento psicologico, per quanto limitato dai canoni del genere e quindi inevitabilmente un po’ schematico; sono così rese più interessanti per tutti la loro evoluzione, i loro rovelli e le loro scelte, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra quelli che diventeranno le due figure principali della serie, e le loro diverse visioni del mondo e degli umani: il “buono” Xavier e il “cattivo” Magneto.
Quello che è più interessante è però la precisa e riconoscibile cornice storica in cui le avventure raccontate sono inserite: il classico complotto del cattivo in questione non è una generica e fantasiosa minaccia per l’umanità, ma ha come sfondo il punto più caldo della guerra fredda, il momento in cui la tensione tra le due superpotenze è stata più alta: la crisi della baia dei Porci. È così reso un legame più puntuale con la realtà, che in altri film del genere “fumettistico” è al contrario più metaforizzata, sostenuto, per esempio, dalle immagini di repertorio dei discorsi di Kennedy e Krusciov. Le vicende della crisi della baia dei Porci appaiono come assolutamente indipendenti dalla volontà e dalle azioni umane, in quanto sono sia causate che risolte dai comportamenti e dall’intervento dei mutanti.
Gli uomini appaiono come marionette senza possibilità d’azione, o completamente impotenti, in quella che è una visione che sembra voler immaginare, tra le righe, un futuro dell’umanità in cui la sua autonomia e la sua libertà dipenderanno dalla benevolenza degli X-Men e dalla loro voglia di esserci amici.