Il lupo perde il pelo…
Passare dietro la macchina da presa dopo una carriera da sceneggiatore non è cosa facile e il risultato finale non è scontato. Lo sceneggiatore William Monahan, vincitore di un premio Oscar per The Departed – Il bene e il male di Martin Scorsese, debutta alla regia con London Boulevard, noir legato alla tradizione inglese, film interessante per alcuni aspetti ma non del tutto riuscito, che “rimanda a settembre” il neo-regista.
Mitchell è appena uscito di galera e non ha alcuna intenzione di tornarci, ma i suoi vecchi compagni del mondo del crimine fanno di tutto per farlo tornare in carreggiata. Un’occasione sarà la fonte di salvezza per l’ex galeotto: riceve infatti l’incarico di “tuttofare” e di guardia del corpo da parte di un’attrice del cinema scappata dal mondo dello showbiz. Ma il passato e un nuovo malavitoso, Gant, insidieranno la voglia di rinascita di Mitchell. Partendo da un soggetto poco originale, Monahan fin da subito dimostra le imperfezioni che può avere un’opera prima di uno sceneggiatore affermato, ovvero il riciclo di tematiche utilizzate in altri film, l’eccessiva verbosità e il rimando nella scrittura a riferimenti “alti”, ma è interessante vedere come anche questo film riveli un nuovo modo di pensare e guardare al gangster movie. Attraverso l’utilizzo di una Londra “inedita”, Monahan dà dignità ai suoi personaggi mettendo in secondo piano l’azione; è un film che vive dei suoi protagonisti e rappresenta un mondo sempre più in declino. L’intrigo e il mistero lasciano spazio ai sentimenti dei criminali, Mitchell (Colin Farrell), è perennemente in conflitto con se stesso e anche nel rapportarsi con gli altri personaggi rivela poca autostima e molta insicurezza, doti non tipiche del mondo criminale. Come un Guy Ritchie meno fracassone, Monahan utilizza un’ottima colonna sonora e impregna tutta la pellicola di un umorismo di fondo che sdrammatizza la trama. Come in The Departed è difficile riconoscere i buoni e i cattivi, sono lontani gli uomini tutti d’un pezzo del noir classico, anche i criminali hanno i propri limiti e sono uomini pieni di insicurezze. Questo spiazza in parte lo spettatore che crede in principio di assistere ad un classico film d’azione e l’anomalia si può ritrovare anche nei dialoghi troppo solenni per il genere. È curioso anche il modo in cui Monahan gioca con il cinema, dal titolo – chiaro riferimento a Sunset Boulevard (Viale del tramonto), a cui in parte si ispira il plot – alla critica al sistema attraverso la figura dei paparazzi cinici e crudeli e della loro vittima Keira Knightley. Ne esce un film poco originale ma curioso, ben girato e ben recitato in cui finalmente c’è un finale “nero” e non consolatorio che ricorda per atmosfere e drammatizzazione In Bruges – La coscienza dell’assassino, altro titolo in cui Farrell, come qua, finalmente dà prova delle sue abilità recitative.
London Boulevard [Id., USA/Gran Bretagna 2010] REGIA William Monahan.
CAST Colin Farrell, Keira Knightley, David Thewlis, Ray Winstone.
SCENEGGIATURA William Monahan (tratta dal romanzo di Ken Bruen). FOTOGRAFIA Chris Menges. MUSICHE Sergio Pizzorno.
Drammatico, durata 103 minuti.