Ivan il Terribile
Presentato alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia del 2007, Tricks del polacco Andrzej Jakimowski esce alla chetichella in una manciata di sale italiane: la distribuzione di questo film è, come l’ha definita l’esercente del cinema torinese che lo proiettava, “casuale e saltuaria”.
Le riviste e i siti specializzati sembrano non segnalarne l’esistenza, e così sono pochi coloro i quali, passeggiando davanti ai 2 o 3 cinema in Italia che lo proiettano, possono imbattersi nella sua locandina e venirne incuriositi. Pochi e fortunati? Il film non è un capolavoro, né una visione irrinunciabile, e una distribuzione mancata, o non adeguata, non fa certo gridare allo scandalo come è avvenuto in altri casi. Rimane comunque una buona e interessante opera, sostenuta da un sommesso, ma costante, stralunato umorismo.
I tricks del titolo sono gli scherzetti che il piccolo e biondo Ivan mette in atto nel tentativo di far sì che un uomo che vede ogni giorno alla stazione e che considera suo padre, fuggito di casa anni prima abbandonando lui, la madre e una sorella ora all’incirca ventenne, torni a casa. Il piccolo protagonista è convinto che bastino pochi e quasi impercettibili gesti per cambiare il destino, anche grazie alla sorella che gli insegna, al di là delle sue intenzioni, che per ottenere quello che si vuole bastano piccole rinunce, una ferrea volontà e tanta pazienza. Ivan alla fine riesce a far perdere all’uomo il treno, e a spingerlo fino alle soglie del negozio dove lavora la madre, dove però le cose non vanno come sperava il piccolo a causa dell’assenza della donna. Non tutto è però perduto, e il finale sospeso lascia allo spettatore la speranza che un futuro riavvicinamento sia ancora possibile.
Tricks è, in fin dei conti, una favola che parla di obiettivi da raggiungere e della ripetitività della vita di un piccolo villaggio polacco: il tono leggero e l’umorismo stralunato, sottolineato in molti punti da una colonna sonora circense dove domina il bassotuba, sono al servizio di personaggi che ripetono le stesse cose, fin nei minimi particolari, e che cercano per tutta la vicenda di ottenere qualcosa, che può essere ritrovare il padre, così come un lavoro in una azienda o solo una macchina nuova e sportiva.
Non ci sono però pessimismo e desolazione, ma piuttosto una rassegnazione che comunque non toglie spazio ad una certa allegria e alle piccole gioie della vita.
La macchina da presa pedina il piccolo protagonista, e lo sguardo del regista si limita ad osservare gli “scherzetti” del bambino e le vicende degli altri, in un modo o nell’altro sempre condizionate da quello che fa Ivan, con una predilezione per I campi medi e una cinepresa perlopiù fissa.
Il secondo grande protagonista del film, nonché una sorta di deus ex machina, è il treno, che sottolinea il passare dei giorni ed è decisivo nelle macchinazioni di Ivan e nella loro riuscita.