Dritto al cuore
Come porsi di fronte ad un’opera d’arte contemporanea? Ci sono i detrattori, gli adulatori, gli analisti e gli indifferenti che virano nell’ammettere la propria “ignoranza” in materia.
Uscire dalla visione del nuovo lavoro di Terrence Malick porta a farsi delle domande per capire che tipo di esperienza si è fatta; non si può parlare semplicemente di un film ma di una vera e propria opera d’arte che rappresenta il vertice della carriera del restio regista americano.
Malick attraverso la storia di una tipica famiglia americana anni’50, passa in rassegna temi forti e principi determinati della storia dell’umanità quali il senso della vita, la morte e la nascita della vita stessa mediante un impianto scenico difficile da descrivere data la sua potenza visiva. The Tree of Life è in primis un’esperienza sensoriale a 360°, e il trasporto che prova lo spettatore catapultato “dentro” il film è più potente di qualsiasi banale effetto 3D. La pellicola prende forma sotto i nostri occhi impreparati a un tale tripudio di immagini, e ci fa provare una lunga serie di emozioni che difficilmente si riescono a esprimere in parole. Tutto ciò porta a un certo imbarazzo quindi che, senza peccare di presunzione, può tranquillamente far confessare allo spettatore più attento di essere davanti a un capolavoro quasi epocale. Un film poetico, commovente, sperimentale, finalmente “nuovo” in cui si scardinano gli stilemi del cinema in favore di uno stile dichiaratamente kubrickiano senza esserne una brutta copia. Uno spettacolo non per tutti, data la sua complessità, ma da divulgare il più possibile, per far capire che il cinema è ancora un’arte potente. Malick riesce a parlare di se stesso attraverso le voci dei personaggi, anche con frasi banali ma spogliate da ogni qualunquismo, delle domande che un uomo si pone, delle risposte che si trovano “nel conflitto dentro di se” e sottolinea il tutto con una vena di misticismo che da molti è stato poco digerito, ma che è superiore rispetto al confuso paranormale di Eastwood in Hereafter. L’unicità è il fattore chiave del cinema del Malick del nuovo millennio, che da la Sottile linea rossa ha saputo, nonostante il lungo silenzio, dialogare con il pubblico attraverso le nuove tecnologie e un nuovo linguaggio cinematografico. The Tree of Life è il raggiungimento per il cineasta americano di un’invidiabile purezza di sguardo e la conferma di essere una perla rara nella storia del cinema, d’ora in poi, ancora di più se possibile, l’idea di poter godere di un suo nuovo lavoro sarà il sogno di ogni cineasta.
Ultima nota è la superba performance di tutto il cast a partire dai bambini esordienti fino ad arrivare a un Brad Pitt convincete, originale e finalmente completo e a Jessica Chastain un volto e un corpo che rimane nella mente e nel cuore.