Il ritmo delle cose antiche
Spesso nel cinema, in particolare nel caso italiano, purtroppo, ci si trova di fronte a titoli che racchiudono in sé così poco dell’essenza del film: cattive traduzioni dall’inglese, semplici battute tratte dalla sceneggiatura, parole combinate senza attenzione, tanto per sceglierne qualcuna.
Un caso che si differenzia per la sua complessità è La misura del confine, diretto da Andrea Papini. La parola “confine” custodisce diversi significati: per prima cosa rappresenta quello fisico tra Svizzera e Italia, il luogo in cui viene ritrovata una mummia misteriosa che, prima di capire chi sia, bisogna stabilire a quale stato appartenga. Per tracciare nuovamente la linea che divide i due paesi, sono chiamati sul campo due topografi, un siciliano e uno svizzero, in rappresentanza di Roma e Berna. Ospitati dai proprietari di un rifugio nell’alta Valsesia, insieme alle rispettive squadre, si improvvisano detective per scoprire l’identità e la storia del misterioso uomo delle nevi. In una cornice resa magica dalla natura infinita, i confini che separano queste persone si mescolano, tra vari accenti, modi di dire, piatti tipici e quello spirito di solidarietà che si può trovare solo in alta montagna. Si raccontano le proprie esperienze, i ricordi ritrovati grazie a vecchi diari e alla storia del cadavere che non risulta essere un pregiato reperto di qualche era preistorica. Ulteriore confine è segnato dal modo in cui uomo e natura si rapportano: il confronto con la potenza di forze così supreme fa chinare la testa, scegliendo un tramite per osservarle, come il vetro di una finestra, attraverso le lenti di un binocolo, sottolineando la distanza che corre tra i due. La storia del film retrocede lasciando il passo all’efficace fotografia che incornicia la bellezza del luogo, coadiuvata dalla musica, un inno alla semplicità, voce e contrabbasso sapientemente legati, mai inopportuni.
Un film delicato, indipendente, impreciso, ma per questo interessante; un elogio alla montagna e alla sua maestosità, che regge sulle spalle una storia senza troppe pretese, ma non per questo meno degna di rispetto.