Happily Ever After
L’ex vampiro Robert Pattinson si innamora di una stella del circo, ma dietro di loro incombe l’ombra del crudele marito, nonché proprietario della baracca, interpretato dal premio Oscar Christoph Waltz.
Una storia hollywoodiana, con lieto fine, protagonista ed antagonista ben definiti, un profondo sentimento animalista, il problema dell’alcolismo, la crisi.
Siamo nel 2011, ma Come l’acqua per gli elefanti è una storia che invece parla del 1931 (narrata però da un ormai anziano Pattinson), dell’America del proibizionismo e della Grande Depressione. Storia che ogni tanto torna: per superare la crisi allora il perfido August, proprietario del circo dei Benzini Brothers, si sbarazza dei lavoratori in eccesso gettandoli comodamente dal treno in corsa. È violento anche con la moglie, ma soprattutto con gli animali, con Rosie in particolare. Questa è un’elefantessa creduta stupida, ma in realtà estremamente acuta, solo che capisce gli ordini esclusivamente in polacco. Ma voilà, il nostro bel protagonista si chiama Jacob Jankowski, ed è originario della Polonia.
La regia di Francis Lawrence, non spicca per originalità, ma non sbaglia nemmeno. Alcune immagini sono piuttosto intense, soprattutto nei controluce dell’arena del circo, o nelle riprese acrobatiche dei volteggiatori circensi. Peccato sia la storia ad essere sviluppata in maniera piuttosto banale, dove i parallelismi tra crisi recente e depressione non danno molto da riflettere. Reese Whiterspoon, che interpreta Marlena, moglie di August, è bella ma non eccezionale. Ecco, quello che manca nei personaggi è uno studio profondo, un disvelamento della psicologia, che solo Waltz riesce a rivelare in un frammento di sé, per qualche secondo soltanto forse. I dialoghi ci danno in pasto ciò di cui pensiamo di avere bisogno e stentano nei pochi momenti a farci sorridere davvero. Si, una storia hollywoodiana, un lieto fine banale, due ore al buio e poi non ci pensi più. Anche la nostra “crisi” prima o poi finirà.